Dai, dite la verità, è la frase che sentite dappertutto, dopo di quella di solito passa addirittura la voglia di rispondere e continuare la discussione: «Meno partenze meno morti» dicono e all’improvviso addirittura quelli passano dalla parte dei buoni, e noi dei coglioni. “Se gli scafisti non scafano i disperati non annegano” è l’assioma idiota del ministro dell’Interno Salvini e fa niente che come al solito i numeri siano assolutamente inventati, nemmeno consultati, buttati a casaccio solo per aggiungere fango al fango. Funziona così: è tutto un gioco a trovare frasi che siano chiuse, che non diano possibilità di controbattere.
Eppure quando qualcuno affronta l’altro con dei numeri verificati in tasca, l’altro di solito ne esce maluccio. E così basta dare un’occhiata al sito Missing Project (probabilmente il più serio circa i morti nel Mediterraneo, nonostante io sia sicuro che qualcuno lo vedrà collegato a Soros e ai buonisti) per leggere i dati inconfutabili: erano 210 nei primi 20 giorni di gennaio dell’anno scorso e sono 200 quest’anno. Differenze minime (che più che la politica decidono i venti e le correnti) senza tenere conto che i morti che noi contiamo sono quelli che riusciamo a vedere e un Mediterraneo sguarnito di soccorsi (e controllato da quella masnada di criminali che sono gli uomini della Guardia costiera libica) è il luogo migliore dove morire senza essere notati da nessuno. Ma c’è un altro dato: nell’anno record degli arrivi (2015 e 1016) i morti erano molti meno. Quindi: quindi l’assioma di Salvini è una cagata pazzesca. Pace all’anima sua.
Ma c’è di più: questo è anche l’anno in cui le prigioni libiche hanno assunto una sorta di quasi ufficialità grazie all’amicizia con il nostro governo e i morti che marciscono lì dentro non ci è dato di saperli. Tanto non li vede nessuno. Tanto non li sente nessuno.
La cosa che rende tutto tragicamente ridicolo è che continuiamo a subire una propaganda completamente basata su dati falsi. Falsi se non addirittura contrari alla realtà. E sembra impossibile provare a farlo notare. È come vivere in un incubo. Solo che muoiono, quelli, non sognano mica. E noi, no, non molleremo di un millimetro. Correremo il rischio di essere monotematici, piuttosto.