Il ddl Pillon, proteso a neutralizzare ogni aspetto dell’autodeterminazione femminile e alla riaffermazione piena del patriarcato, diventa la risposta anche per tutti quegli uomini che vorrebbero far tacere le donne perché temono che possano rivelare la loro inadeguatezza

Pillon è l’espressione di un disagio sociale che per essere eliminato, deve essere studiato, come tutte le patologie. La storia dell’umanità suggerisce qualche sintetica riflessione. Con i primi rudimenti di coltivazione e l’allevamento di piccoli animali, la stanzialità prese il posto del nomadismo, e nei gruppi umani paleolitici subentrò l’accumulo dei beni. Il primato femminile si legò al possesso dei beni nella caverna, o nella capanna o nella tenda, con o senza la componente maschile generalmente assente per la caccia o per la pesca. Piccoli gruppi umani si organizzarono in clan che si configuravano prevalentemente per la parentela uterina, a cui si lega un altro aspetto conseguente, ovvero la poliandria, e con essa l’impossibilità di stabilire la paternità. Tuttavia la centralità della donna nelle società pre-patriarcali non trova una spiegazione solamente nelle ragioni economiche, né in quelle legate alla discendenza matrilineare. Il potere magico della creazione è la chiave di lettura del suo potere, che la rende eterna e autogenerata, autosufficiente e autoesistente, e contrapposta al principio maschile che si subordina all’eterno femminino. Alla creazione le donne hanno affiancato anche la cura della morte, la pulizia del cadavere e la fasciatura, la lamentazione funebre, ma anche l’aiuto ad affrettare la morte dei moribondi. Potere di vita e di morte dunque, rispetto al quale la psicanalisi ha incorniciato la reazione del maschile nelle categorie della paura e dell’invidia, che i rappresentanti maschili delle varie religioni esprimono indossando abiti femminili, adornati con collane e bracciali, riconducibili in tutto il pianeta alla simbologia femminile. Quando e come sia iniziato il “Grande Capovolgimento” è difficile da stabilire. Si sono affermate divinità maschili interpreti di un risentimento malvagio e violento. Il giudaismo biblico è stata l’espressione più diffusa della norma patriarcale. La paura e l’invidia degli uomini verso le donne si sono declinate in maniera drammatica, esprimendo religioni misogine e violente come l’ebraismo, il cristianesimo, e l’islam, per citare le più diffuse. Le società contemporanee si sono modellate sulle devianze monoteiste, quelle asiatiche e africane prevalentemente sulle devianze dell’islam e quelle occidentali prevalentemente sulle devianze ebraiche e cristiane. In tutte, indistintamente, è il sistema patriarcale che ha prevalso, un sistema nel quale il potere politico e il potere economico è degli uomini, nel quale gli uomini preservano la loro posizione imponendo un sistema valoriale che nega alle donne qualsiasi forma di autodeterminazione, che interpreta il femminile come oggetto di possesso, che interpreta la maternità non come creazione consapevole, ma con modalità oggettivizzante e strumentale al seme maschile. Quando le legislazioni moderne hanno cercato di limitare i condizionamenti del patriarcato, la sua riaffermazione è sempre passata attraverso il contrasto al diritto di abortire, perché è il perno della subordinazione femminile: costringere le donne alla gravidanza indesiderata è la stroncatura di tutte le battaglie di emancipazione. Ma un altro spettro si aggira nelle società patriarcali: il piacere femminile. La mitologia greca, con l’indovino Tiresia, ci narra di un piacere femminile nove volte superiore a quello maschile. Soffocare le peculiarità femminili nelle società patriarcali, assume un ulteriore finalità che è quella, per alcuni uomini, di non dover subire l’umiliazione di non essere all’altezza del piacere sessuale femminile. Pillon con il suo disegno di legge, proteso alla neutralizzazione di ogni aspetto dell’autodeterminazione femminile, e alla riaffermazione piena del patriarcato, diventa la risposta anche per tutti quegli uomini che vorrebbero far tacere le donne perché temono che possano rivelare la loro inadeguatezza.

L’avvocato Carla Corsetti è segretaria nazionale di Democrazia atea e membro del coordinamento nazionale di Potere al popolo

L’articolo di Carla Corsetti prosegue su Left del 15 febbraio 2019


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