Ogni maledetta volta che c’è un’elezione funziona sempre così. Hanno vinto tutti. Tanto che uno si domanda se valga davvero la pena votare visto che alla fine vincono anche quegli altri. Così vince Salvini nonostante non sia accorga che si continua a presentare con la sua decennale coalizione di sempre (diversa da quella con cui governa; ma questo è un dettaglio) parlando di un centrodestra che nei fatti non esiste a livelli nazionali. Ma quindi, vincendo lui, vince anche quel pulviscolo di partiti che gli stanno come quegli uccelli che beccano sulla schiena degli ippopotami.
Vince il Pd: ma non c’entra niente, il Pd. Vince il centrosinistra quando non si scanna, quando riesce a stare insieme e soprattutto trova un candidato credibile. Per inciso: non ha vinto, ma visti gli ultimi risultati elettorali qualcuno esulta come se si fosse scalato il Pordoi. Hanno le loro ragioni.
Vince il centro. Che sta dappertutto, polverizzato, (con Calenda come vate) e quindi per forza alla fine da qualche parte vince.
Ma soprattutto vincono i 5 Stelle. Grandissimi. Totalizzano un quarto dei voti delle politiche ma ci ricordano che prima non avevano nemmeno consiglieri. Come se qualcuno domani mi regalasse un bel carro trainato da cavalli ricordandomi che una volta non esisteva nemmeno la ruota. E tutti giù ad esultare.
C’è una storiella a cui sono affezionato: c’è questo Presidente-Dittatore che regna su questo Paese con tutte le autostrade a tre corsie. Un giorno decide di chiuderne una e il popolo si solleva e si indigna. «Ma come», gli dicono? Così ridurre del 33% la strada utilizzabile. E lui chiede a tutti di stare tranquilli. A un certo punto, senza fare nulla, decide di riaprirle e dice: «Avete visto? Voi vi lamentavate del 33% in meno e ora siamo al 50% in più. Il saldo è positivo!» Tutti furono contenti.
Mi sembra utile per spiegare che i numeri possono essere usati ma anche abusati.
Buon martedì.