Almeno cinque milioni di persone, tra residenti britannici in Ue ed europei residenti in Gran Bretagna, rischiano di perdere quanto acquisito in una vita. Ecco perché occorre chiedere la cittadinanza europea permanente attraverso una mobilitazione collettiva. L'intervento di Tony Simpson, rappresentante legale dell'Ice, Iniziativa dei cittadini europei

Parafrasando il film western Mezzogiorno di fuoco del regista Fred Zinnemann, la società civile britannica sta affilando le sue armi, pacifiche e nonviolente, per non cadere nella trappola liberista della Brexit che vuole salvare i privilegi del mercato a scapito dei diritti fondamentali di cittadinanza. L’appuntamento è fissato per sabato 23 marzo, quando i cittadini inglesi e quelli europei residenti in Gran Bretagna si riuniranno a Londra sei giorni prima dal divorzio formale tra Regno Unito ed Unione Europea, che potrebbe peraltro slittare a dopo il 29 marzo. «Fate decidere il popolo – Per un nuovo voto sulla Brexit» sarà lo slogan principale della manifestazione. In effetti, il dibattito istituzionale in Gran Bretagna è totalmente ingessato sulla tempistica dell’appartenenza o meno del Regno Unito al mercato unico europeo, mentre vengono oscurate le conseguenze che la Brexit avrà sui diritti fondamentali di almeno cinque milioni di persone, tanti sono i britannici che lavorano e risiedono nell’Ue e gli europei che fanno altrettanto in territorio Uk (tra cui più di 300 mila italiani). Al momento non c’è nessuna certezza giuridica sul carattere permanente da riconoscere nella fase post-Brexit alla cittadinanza europea come espressa dai trattati costitutivi dell’Unione europea: milioni di persone corrono dunque il rischio di vedersi privare da un giorno all’altro di diritti fondamentali sui quali hanno costruito la loro vita familiare e professionale nell’Ue e in Gran Bretagna, e ad oggi non sanno a quali condizioni per esempio dovranno sottostare per risiedervi o lavorare. Un’ipotesi contro la quale si sta mobilitando la parte più significativa della società civile e politica britannica che rivendica a gran voce lo status quo sui diritti fondamentali, Brexit o no.
Contro questa ipotesi scellerata di una perdita inaccettabile di diritti democratici collettivi, abbiamo lanciato in Gran Bretagna una “Iniziativa dei cittadini europei” (Ice): si tratta di un diritto di iniziativa legislativa indirizzata alla Commissione europea che, con le firme e il sostegno di almeno un milione di cittadini europei in tutti gli Stati membri Ue da raccogliere entro il mese di luglio, intende costringere l’esecutivo di Bruxelles ad attivare procedure legislative perché gli europei che vivono in Gran Bretagna e i britannici che vivono nell’Ue possano continuare a godere esattamente degli stessi diritti di residenza, circolazione, lavoro ed organizzazione familiare che hanno oggi.
L’unica cosa che interessa davvero al governo di Theresa May è mettere al riparo la Gran Bretagna dagli effetti economici e finanziari di una “Brexit dura”, senza accordo, tra Londra e Bruxelles: sulla questione dei diritti di cittadinanza, invece, continua a…

Tony Simpson è il rappresentante legale dell’Ice, Iniziativa dei cittadini europei.

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L’articolo di Tony Simpson prosegue su Left in edicola da venerdì 8 marzo 2019


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