Se l’addio della Gran Bretagna fosse rinviato oltre le elezioni, i seggi inglesi al Parlamento Ue verrebbero riammessi. E la maggioranza popolare-socialista, mai veramente insidiata dai populisti, ne uscirebbe rinsaldata. Ma c’è chi preferisce nasconderlo in chiave elettorale

Neanche il tempo che il Parlamento europeo si attrezzasse per cominciare a diffondere i sondaggi su cui calcolare la propria composizione futura che forse i conti sono tutti da rifare. È ancora fantapolitica, ma l’eventualità che la Brexit subisca un rinvio tale da dover riammettere i seggi inglesi non è più del tutto impossibile.

La Brexit è ormai un giallo che si svolge tra i palazzi e il Paese reale: ora Corbyn chiede di tornare ad ascoltarlo, indicendo un nuovo referendum. Intanto si vota in Parlamento per tre volte su varie ipotesi di nuove trattative o di rinvio. Probabilmente Bruxelles pencola tra chi considera necessario chiudere con “chi è stato sempre con un piede dentro e uno fuori” e chi invece vede i vantaggi di un remain. Come quello di dimostrare che l’uscita dalla Ue non è un pranzo di gala. Ma anche di avere numeri diversi nel Parlamento europeo.

Se si avesse un rinvio che superasse la data di insediamento del nuovo Parlamento infatti gli inglesi dovrebbero rimanere. Si dovrebbe così tornare alla vecchia composizione con alcune decine di seggi in più, ritornando al totale precedente e togliendo qualcosa a chi si era visto aumentare la propria rappresentanza (compresa l’Italia). Il risultato però dovrebbe essere quello di riportare in maggioranza assoluta i seggi dei due tradizionali schieramenti, popolare-conservatore e socialisti. I sondaggi pubblicati fin qui hanno infatti gettato l’allarme rosso sulla perdita di questa maggioranza e sul pericolo populista. Cosa in realtà molto propagandistica visto che…

L’articolo di Roberto Musacchio prosegue su Left in edicola da venerdì 8 marzo 2019


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