Due ricercatori nel 1999 alla Cornell University hanno studiato il cosiddetto effetto Dunning-Kruger: una sorta di singolare cortocircuito per cui chi è incompetente non si accorge della propria incompetenza. In pratica esiste (ed è scientificamente provata) una distorsione cognitiva per cui l'ignorante sovrastima il proprio (poco) sapere e nello stesso tempo sottostima, se non addirittura dilegua, il sapere altrui. Il fatto è che, secondo questa teoria, l'ignorante si prende talmente sul serio che addirittura prende delle colossali cantonate senza nemmeno accorgersene e addirittura facendone motivo di vanto. Mi chiedevo, mentre leggevo tutto questo, ma perché dovrebbe avere successo gente così, perché non dovrebbero piuttosto essere smentiti dai fatti e da coloro che sanno? Presto detto: nella stessa ricerca si sottolinea come invece lo studioso o comunque colui che sa (il contrario dell'ignorante, insomma, per dirla semplice) sia portato piuttosto a sottostimare il suo sapere: la vastità di informazioni che padroneggia lo porta a porre sempre il dubbio sulle proprie affermazioni consapevole com'è di una complessità che difficilmente si può considerare imparata del tutto. Del resto, se ricordate i tempi di scuola, il secchione della classe era spesso il più insicuro, con il tono nelle conversazioni sempre basso, spesso preso in giro proprio per quel suo eccesso di educazione in un gruppo dove la sguaiatezza era simbolo di muscolarità. Ma erano i tempi della scuola, perdio. E invece ora il tutto si è trascinato molto più su, perfino nella scelta della classe dirigente. E la contraddizione di considerare il sapere come un ostacolo alla popolarità e alla credibilità è arrivato ben prima di questo governo. Non piacciono i professoroni perché a molti (troppi) italiani non piace essere smentiti: accarezzati tutto il giorno dalla pessima televisione, leccati dalla pubblicità, esaltati dalla politica, sono ormai assolutamente incapaci di sostenere una contraddizione. Ed è un tema vastissimo e tra l'altro molto politico. Eppure, vedrete, che non farà nemmeno troppi clic. Buon mercoledì.

Due ricercatori nel 1999 alla Cornell University hanno studiato il cosiddetto effetto Dunning-Kruger: una sorta di singolare cortocircuito per cui chi è incompetente non si accorge della propria incompetenza. In pratica esiste (ed è scientificamente provata) una distorsione cognitiva per cui l’ignorante sovrastima il proprio (poco) sapere e nello stesso tempo sottostima, se non addirittura dilegua, il sapere altrui. Il fatto è che, secondo questa teoria, l’ignorante si prende talmente sul serio che addirittura prende delle colossali cantonate senza nemmeno accorgersene e addirittura facendone motivo di vanto.

Mi chiedevo, mentre leggevo tutto questo, ma perché dovrebbe avere successo gente così, perché non dovrebbero piuttosto essere smentiti dai fatti e da coloro che sanno? Presto detto: nella stessa ricerca si sottolinea come invece lo studioso o comunque colui che sa (il contrario dell’ignorante, insomma, per dirla semplice) sia portato piuttosto a sottostimare il suo sapere: la vastità di informazioni che padroneggia lo porta a porre sempre il dubbio sulle proprie affermazioni consapevole com’è di una complessità che difficilmente si può considerare imparata del tutto.

Del resto, se ricordate i tempi di scuola, il secchione della classe era spesso il più insicuro, con il tono nelle conversazioni sempre basso, spesso preso in giro proprio per quel suo eccesso di educazione in un gruppo dove la sguaiatezza era simbolo di muscolarità. Ma erano i tempi della scuola, perdio. E invece ora il tutto si è trascinato molto più su, perfino nella scelta della classe dirigente. E la contraddizione di considerare il sapere come un ostacolo alla popolarità e alla credibilità è arrivato ben prima di questo governo. Non piacciono i professoroni perché a molti (troppi) italiani non piace essere smentiti: accarezzati tutto il giorno dalla pessima televisione, leccati dalla pubblicità, esaltati dalla politica, sono ormai assolutamente incapaci di sostenere una contraddizione.

Ed è un tema vastissimo e tra l’altro molto politico. Eppure, vedrete, che non farà nemmeno troppi clic.

Buon mercoledì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.