Quando l’aria si fa opprimente la sensazione è che tutto diventi grigio, scuro, privo della luminosità dei colori. Il colore accompagna la libertà e la democrazia, rappresenta il senso di libertà che si accompagna al vivere bene la propria identità e riconoscere diversità e differenze come ricchezza.
Proprio per questo vogliamo una società colorata, dove l’uguaglianza non è omologazione ma universalità di diritti.
Se invece mancano i colori, il mondo si restringe, viene limitato, deprime e mortifica, perché costringe ognuno a vestire panni non propri; quelli richiesti, imposti, da una morale che qualcuno pretende di decidere per tutti e tutte.
Già qualcuno vuol decidere come ognuno di noi debba vivere, chi debba amare, come vestirsi, che una donna deve stare chiusa nelle mura di casa, morire nel dolore, che bambini e bambine devono abbandonare la scuola per studiare in casa, dove vi è certezza di non confrontarsi con la complessità del mondo.
Il 29, 30 e 31 marzo i fautori di questa visione del mondo si troveranno a Verona per declamare queste ipotesi.
Mentre i nostri colori aprono strade di libertà per ognuno, loro vogliono affermare che esiste un’unica scelta legittima, fatta di divieti, ma soprattutto di supremazia, di ruoli codificati, di subalternità imposte.
Nulla potrà convincerci che dovremmo tornare tutte a casa, che sia l’uomo che sceglie come e se le donne devono procreare, che esista amore e legame solo tra uomo e donna, che l’amore sia astrattamente per sempre, che in suo nome dovremmo sopportare violenza, umiliazione e sottomissione.
Basta aprire una finestra sul mondo per vedere come gli Stati teocratici sono illiberali e repressivi. Spesso li indichiamo come ritorno al passato lontano, basterebbe definirli autoritari, al contrario delle democrazie laiche, che fanno del rispetto del credo di ognuno la condizione per la libertà collettiva. Uno Stato laico dovrebbe garantire universalità dei diritti, non discriminare e non giudicare.
È del tutto evidente la pulsione autoritaria oltre che ipocrita di questi messaggi. Ipocrita perché si potrebbe in lungo e in largo raccontare come almeno una parte degli oratori annunciati al Congresso di Verona non conduca una vita riconducibile al modello che loro stessi promuovono.
Questa contraddizione rafforza il versante autoritario, quello che nega la libertà di scelta che ci siamo conquistate in tanti anni, perché occorre sempre ricordare che la libertà delle donne è metro di misura della democrazia, di un Paese come del mondo. Il rispetto delle scelte di ognuno, la non discriminazione sono essenziali per la vita libera delle persone.
A Verona in quegli stessi giorni in cui si svolgerà il Congresso mondiale delle famiglie, ci dovranno essere tante voci, tante persone per rendere evidente la distanza tra il loro grigio e il nostro arcobaleno, tra chi vuol vivere gioiosamente e responsabilmente le proprie scelte di autodeterminazione e chi invece vuole costringere, perché concepisce solo modelli proprietari e di supremazia, e non afferma se stesso autodeterminandosi ma volendo controllare mente e corpo dell’altro da sé.
Sentenze, disegni di legge, proclami ministeriali, la gogna social per chi afferma opinioni differenti, il rifiuto di ogni diversità appare nelle cronache con cadenza ormai quotidiana, ma nessuno si faccia illusioni: non arretreremo di un millimetro dalle nostre conquiste, anzi sappiamo che tanta strada ancora abbiamo da fare per raggiungere pienamente la nostra libertà.
Troppe ambiguità abbiamo visto nel governo, insopportabile è l’adesione di istituzioni, che non dimostra come qualcuno sostiene libertà di pensiero ma violazione della nostra Costituzione.
Anche per questo saremo a Verona, libere e liberi, colorati, forti del nostro rispetto, delle nostre differenze, certe del diritto di autodeterminarsi.
La sindacalista Susanna Camusso, responsabile delle politiche di genere della Cgil, è stata segretaria generale della Cgil dal 2010 al 24 gennaio 2019. Fa parte del movimento delle donne, è tra le promotrici dell’associazione Usciamo dal Silenzio. La dirigente Cgil partecipa alla manifestazione “Verona libera, Italia laica” che si terrà il 30 marzo pomeriggio a Verona, con la partecipazione di molte associazioni fra le quali la Uaar e Vita di donna.
[su_divider style="dotted" divider_color="#d3cfcf"][su_button url="https://left.it/left-n-13-29-marzo-2019/" background="#a39f9f" size="7"]SOMMARIO[/su_button] [su_button url="https://left.it/prodotto/left-13-2019-29-marzo/" target="blank" background="#ec0e0e" size="7"]ACQUISTA[/su_button]
[su_divider text=" " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]Quando l’aria si fa opprimente la sensazione è che tutto diventi grigio, scuro, privo della luminosità dei colori. Il colore accompagna la libertà e la democrazia, rappresenta il senso di libertà che si accompagna al vivere bene la propria identità e riconoscere diversità e differenze come ricchezza.
Proprio per questo vogliamo una società colorata, dove l’uguaglianza non è omologazione ma universalità di diritti.
Se invece mancano i colori, il mondo si restringe, viene limitato, deprime e mortifica, perché costringe ognuno a vestire panni non propri; quelli richiesti, imposti, da una morale che qualcuno pretende di decidere per tutti e tutte.
Già qualcuno vuol decidere come ognuno di noi debba vivere, chi debba amare, come vestirsi, che una donna deve stare chiusa nelle mura di casa, morire nel dolore, che bambini e bambine devono abbandonare la scuola per studiare in casa, dove vi è certezza di non confrontarsi con la complessità del mondo.
Il 29, 30 e 31 marzo i fautori di questa visione del mondo si troveranno a Verona per declamare queste ipotesi.
Mentre i nostri colori aprono strade di libertà per ognuno, loro vogliono affermare che esiste un’unica scelta legittima, fatta di divieti, ma soprattutto di supremazia, di ruoli codificati, di subalternità imposte.
Nulla potrà convincerci che dovremmo tornare tutte a casa, che sia l’uomo che sceglie come e se le donne devono procreare, che esista amore e legame solo tra uomo e donna, che l’amore sia astrattamente per sempre, che in suo nome dovremmo sopportare violenza, umiliazione e sottomissione.
Basta aprire una finestra sul mondo per vedere come gli Stati teocratici sono illiberali e repressivi. Spesso li indichiamo come ritorno al passato lontano, basterebbe definirli autoritari, al contrario delle democrazie laiche, che fanno del rispetto del credo di ognuno la condizione per la libertà collettiva. Uno Stato laico dovrebbe garantire universalità dei diritti, non discriminare e non giudicare.
È del tutto evidente la pulsione autoritaria oltre che ipocrita di questi messaggi. Ipocrita perché si potrebbe in lungo e in largo raccontare come almeno una parte degli oratori annunciati al Congresso di Verona non conduca una vita riconducibile al modello che loro stessi promuovono.
Questa contraddizione rafforza il versante autoritario, quello che nega la libertà di scelta che ci siamo conquistate in tanti anni, perché occorre sempre ricordare che la libertà delle donne è metro di misura della democrazia, di un Paese come del mondo. Il rispetto delle scelte di ognuno, la non discriminazione sono essenziali per la vita libera delle persone.
A Verona in quegli stessi giorni in cui si svolgerà il Congresso mondiale delle famiglie, ci dovranno essere tante voci, tante persone per rendere evidente la distanza tra il loro grigio e il nostro arcobaleno, tra chi vuol vivere gioiosamente e responsabilmente le proprie scelte di autodeterminazione e chi invece vuole costringere, perché concepisce solo modelli proprietari e di supremazia, e non afferma se stesso autodeterminandosi ma volendo controllare mente e corpo dell’altro da sé.
Sentenze, disegni di legge, proclami ministeriali, la gogna social per chi afferma opinioni differenti, il rifiuto di ogni diversità appare nelle cronache con cadenza ormai quotidiana, ma nessuno si faccia illusioni: non arretreremo di un millimetro dalle nostre conquiste, anzi sappiamo che tanta strada ancora abbiamo da fare per raggiungere pienamente la nostra libertà.
Troppe ambiguità abbiamo visto nel governo, insopportabile è l’adesione di istituzioni, che non dimostra come qualcuno sostiene libertà di pensiero ma violazione della nostra Costituzione.
Anche per questo saremo a Verona, libere e liberi, colorati, forti del nostro rispetto, delle nostre differenze, certe del diritto di autodeterminarsi.
La sindacalista Susanna Camusso, responsabile delle politiche di genere della Cgil, è stata segretaria generale della Cgil dal 2010 al 24 gennaio 2019. Fa parte del movimento delle donne, è tra le promotrici dell’associazione Usciamo dal Silenzio. La dirigente Cgil partecipa alla manifestazione “Verona libera, Italia laica” che si terrà il 30 marzo pomeriggio a Verona, con la partecipazione di molte associazioni fra le quali la Uaar e Vita di donna.