Autrice di numerosi saggi, fra i quali “Deumanizzazione: come si legittima la violenza Roma”, (Laterza, 2011) la psicologa sociale Chiara Volpato è professore ordinario presso la Facoltà di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Da poco è uscito il suo nuovo lavoro “Le radici della disuguaglianza” (Laterza), da cui prende spunto questo colloquio con la psichiatra e psicoterapeuta Annelore Homberg, presidente Netforpp Europa.
HOMBERG – In tempi in cui alcune forze politiche sostengono che il principale problema della nostra epoca siano i flussi migratori, tu sottolinei, invece, il ruolo centrale della crescente diseguaglianza socio-economica, nei singoli Paesi e globalmente.
VOLPATO – Ci sono dei dati oggettivi che dimostrano che la disuguaglianza è in grande crescita, soprattutto nei Paesi occidentali. Thomas Piketty ha mostrato come prima della Prima guerra mondiale, nei Paesi occidentali le diseguaglianze socio economiche fossero altissime. Negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta del secolo scorso invece – nei “30 anni gloriosi” – queste disuguaglianze erano molto diminuite. Erano diminuite per le guerre, ma anche per cause che ritengo positive, ad esempio le politiche di redistribuzione della ricchezza che hanno accompagnato lo sviluppo economico di quegli anni. Negli anni Ottanta si delinea un’inversione di tendenza, provocata da motivi economici ma anche da un cambiamento ideologico. C’è stata la vittoria del neoliberismo. Qui inizia il processo che ci sta progressivamente riportando alla situazione di inizio Novecento.
HOMBERG – Quali sono gli effetti della forbice tra ricchi e poveri?
VOLPATO – È ormai assodato che le disuguaglianze provocano sofferenze e infelicità. A livello individuale c’è un legame tra aumento della disuguaglianza e aumento del malessere fisico e psichico. Diminuisce per esempio l’aspettativa di vita di gran parte della popolazione. Inoltre, le persone che si impoveriscono provano ansia e vergogna, emozioni che si ripercuotono anche sulla vita familiare. A livello collettivo, l’aumento della disuguaglianza produce l’aumento dei crimini sia contro la proprietà che contro la persona. Diminuisce, invece, la fiducia sociale. E con essa diminuisce la partecipazione alla vita collettiva e alla gestione democratica del Paese. L’attuale incattivimento del clima sociale in Italia, a mio avviso, ha la sua matrice nella crescente disuguaglianza.
HOMBERG – Alcuni studi descrivono come membri della classe sociale privilegiata possano avere un’immagine di “superiorità”, alla quale paradossalmente anche gli svantaggiati reagiscono con riverenza.
VOLPATO Al sociologo francese Pierre Bourdieu dobbiamo l’idea che…