A stare ai sondaggi non c’è nessuna sfida all’ultimo voto tra l’attuale maggioranza e i populisti. Il Parlamento europeo ha predisposto un servizio di diffusione dei sondaggi disponibili per le europee con relativo calcolo dei seggi assegnati ai vari gruppi. L’ultima rilevazione è stata resa pubblica il 29 marzo. Se ne trae il dato per cui c’è un calo significativo per popolari e, di più, socialisti che non avrebbero la maggioranza a due. Ma con i liberali che hanno fatto sempre parte della governance sia intergovernativa che del PE le forze continuiste salgono a 404 seggi su 705. Quelle di stampo di destra e populiste stanno intorno ai 140 seggi. Ma sono peraltro articolate tra loro in tre gruppi. Dei quali due anche incerti nella composizione. Si tratta dei conservatori riformisti creati dai Tories inglesi ed ora gestiti dai polacchi del Pis. E del gruppo fatto da Ukip e Cinquestelle. Entrambi sono molto legati a ciò che accadrà con la Brexit e cioè se rimarranno Tories e Ukip. Poi ci sono più di 100 parlamentari tra Verdi e Gue. E ci sono 48 eletti che il Parlamento non sa assegnare perché di partiti nuovi senza affiliazioni. Dunque la crescita delle destre ci sarà a causa delle politiche liberiste che hanno loro creato uno spazio. Ma la continuità resta il dato prevalente. Ed anche un grave problema. Descrivere le elezioni come una lotta all’ultimo voto tra questi due fronti dunque non è solo inesatto ma è un danno. Un danno perché non fa cogliere che la lotta è necessariamente sui due fronti che si alimentano a vicenda mentre l’alternativa è a sinistra. Nelle rilevazioni fin qui fatte la casella Sinistra in Italia è ad ora vuota. Bisogna proprio riempirla.
Europee: La falsa narrazione della lotta all’ultimo voto tra populisti e neoliberisti danneggia la sinistra
A stare ai sondaggi non c'è nessuna sfida all'ultimo voto tra l'attuale maggioranza e i populisti. Il Parlamento europeo ha predisposto un servizio di diffusione dei sondaggi disponibili per le europee con relativo calcolo dei seggi assegnati ai vari gruppi. L'ultima rilevazione è stata resa pubblica il 29 marzo. Se ne trae il dato per cui c'è un calo significativo per popolari e, di più, socialisti che non avrebbero la maggioranza a due. Ma con i liberali che hanno fatto sempre parte della governance sia intergovernativa che del PE le forze continuiste salgono a 404 seggi su 705. Quelle di stampo di destra e populiste stanno intorno ai 140 seggi. Ma sono peraltro articolate tra loro in tre gruppi. Dei quali due anche incerti nella composizione. Si tratta dei conservatori riformisti creati dai Tories inglesi ed ora gestiti dai polacchi del Pis. E del gruppo fatto da Ukip e Cinquestelle. Entrambi sono molto legati a ciò che accadrà con la Brexit e cioè se rimarranno Tories e Ukip. Poi ci sono più di 100 parlamentari tra Verdi e Gue. E ci sono 48 eletti che il Parlamento non sa assegnare perché di partiti nuovi senza affiliazioni. Dunque la crescita delle destre ci sarà a causa delle politiche liberiste che hanno loro creato uno spazio. Ma la continuità resta il dato prevalente. Ed anche un grave problema. Descrivere le elezioni come una lotta all'ultimo voto tra questi due fronti dunque non è solo inesatto ma è un danno. Un danno perché non fa cogliere che la lotta è necessariamente sui due fronti che si alimentano a vicenda mentre l'alternativa è a sinistra. Nelle rilevazioni fin qui fatte la casella Sinistra in Italia è ad ora vuota. Bisogna proprio riempirla.
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