L'8 maggio sarà l'anniversario della fine della Seconda guerra mondiale in Europa e saremo ormai a due settimane dal voto europeo. In vista di queste due date importanti il segretario nazionale del Pcf e il copresidente della Linke firmano un documento congiunto che bene esprime l'essere entrambi i partiti aderenti alla Sinistra Europea e al Gue e ad una cultura alternativa a quella dominante.
Le differenze con le azioni congiunte dei loro rispettivi capi di governo, Macron e Merkel, sono fortissime a partire dalla rinuncia ad ogni logica di accordo tra potenze nazionali per una scelta a favore degli interessi dei popoli e popolari.
Nel testo si denuncia la volontà di potenza militarista di Macron così come l'esportativismo tedesco. Laddove questi due punti sono alla base anche del recente rilancio del duopolio franco-tedesco sottoscritto ad Aquisgrana in cui la convergenza "europeista" in realtà si basa sulle priorità delle politiche di forza e sul mantenimento dello status quo nell'egemonismo economico.
In realtà le due "potenze" assecondano la vera potenza che è quella del capitalismo finanziario globalizzato e delle banche. Al contrario in particolare il Pcf sta marcando molto la propria campagna contro gli arricchimenti che determinano impoverimento e quindi contro i grandi capitali e per una politica di forte redistribuzione sociale.
Si tratta del punto più significativo delle mobilitazioni francesi che non sono solo quelle dei gilet gialli ma del movimento sindacale. Eguaglianza e democrazia sono i temi che attraversano la società francese. Se ne è accorto anche Macron che aveva lanciato in mezzo alle mobilitazioni dei gilet gialli il cosiddetto grande dibattito e cioè una consultazione di massa della società francese. Proprio martedì il governo di Parigi ha dato conto della chiusura di questo ascolto che ha riguardato qualche milione di persone che chiedono appunto giustizia sociale e potere di decisione. Pressoché nulle le risposte di Macron che ha usato il gran dibattito per provare ad uscire dall'angolo e recuperare punti elettorali.
Il testo congiunto di Pcf e Linke indica invece una presa in carico di questa aspettativa e la volontà di collocarla sul terreno europeo. Per il Pcf la campagna non è certo facile vista la divisione con Melenchon e la frammentazione a sinistra. Ma prova ad affrontarla poggiando sulla propria collocazione europea, su una forte attivazione per la giustizia sociale e contro le ricchezze e su un nuovo profilo ambientalista raccolto anche nel nuovo simbolo.
PER APPROFONDIRE
L’8 maggio sarà l’anniversario della fine della Seconda guerra mondiale in Europa e saremo ormai a due settimane dal voto europeo. In vista di queste due date importanti il segretario nazionale del Pcf e il copresidente della Linke firmano un documento congiunto che bene esprime l’essere entrambi i partiti aderenti alla Sinistra Europea e al Gue e ad una cultura alternativa a quella dominante.
Le differenze con le azioni congiunte dei loro rispettivi capi di governo, Macron e Merkel, sono fortissime a partire dalla rinuncia ad ogni logica di accordo tra potenze nazionali per una scelta a favore degli interessi dei popoli e popolari.
Nel testo si denuncia la volontà di potenza militarista di Macron così come l’esportativismo tedesco. Laddove questi due punti sono alla base anche del recente rilancio del duopolio franco-tedesco sottoscritto ad Aquisgrana in cui la convergenza “europeista” in realtà si basa sulle priorità delle politiche di forza e sul mantenimento dello status quo nell’egemonismo economico.
In realtà le due “potenze” assecondano la vera potenza che è quella del capitalismo finanziario globalizzato e delle banche. Al contrario in particolare il Pcf sta marcando molto la propria campagna contro gli arricchimenti che determinano impoverimento e quindi contro i grandi capitali e per una politica di forte redistribuzione sociale.
Si tratta del punto più significativo delle mobilitazioni francesi che non sono solo quelle dei gilet gialli ma del movimento sindacale. Eguaglianza e democrazia sono i temi che attraversano la società francese. Se ne è accorto anche Macron che aveva lanciato in mezzo alle mobilitazioni dei gilet gialli il cosiddetto grande dibattito e cioè una consultazione di massa della società francese. Proprio martedì il governo di Parigi ha dato conto della chiusura di questo ascolto che ha riguardato qualche milione di persone che chiedono appunto giustizia sociale e potere di decisione. Pressoché nulle le risposte di Macron che ha usato il gran dibattito per provare ad uscire dall’angolo e recuperare punti elettorali.
Il testo congiunto di Pcf e Linke indica invece una presa in carico di questa aspettativa e la volontà di collocarla sul terreno europeo. Per il Pcf la campagna non è certo facile vista la divisione con Melenchon e la frammentazione a sinistra. Ma prova ad affrontarla poggiando sulla propria collocazione europea, su una forte attivazione per la giustizia sociale e contro le ricchezze e su un nuovo profilo ambientalista raccolto anche nel nuovo simbolo.
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