Mentre ci arzigogoliamo su presunte emergenze quasi sempre più percepite che reali (e lo dicono i numeri) avviene che nel giro di pochi giorni l’Italia sia attraversata da tre cruenti esecuzioni che ci ricordano il problema invisibile, quello di cui non fa mai troppo bene parlarne, quello che a parole vorrebbero sconfiggere tutti e invece cambiano i governi e loro stanno sempre lì: le mafie. Le mafie che ci sono, sono in ottima salute, mentre si discute di confini e di flat tax progressiva (che è un po’ come mia nonna che è anche mia nipote) e soprattutto si fanno sentire.
A Napoli un raid criminale uccide Luigi Mignano appena accompagna il nipotino a scuola. Scena da far west. Faida di camorra dicono i ben informati.
A Milano “Enzino” Anghinelli, nel pieno dei festeggiamenti del Fuori Salone e dei turisti tutto intorno, fermo a un semaforo, si ritrova la testa spappolata da un killer che lo avvicina mentre era fermo a un semaforo. Dicono sia roba di droga. E dove c’è droga c’è criminalità organizzata.
Poi c’è Foggia dove il maresciallo dei carabinieri Vincenzo Di Gennaro viene crivellato di colpi, il suo collega rimane ferito.
La mafia c’è. Eccome. E spara. Eccome. Ed è uno dei peggiori problemi di questa nostra malmessa democrazia che di mafia (chissà perché) non si appassiona mai. Eppure non se ne sente parlare (se non superficialmente e solo per dare prova di durezza parolaia di qualche ministro) eppure non ci sono progetti in essere, di mafie si parla quasi come se fosse un disturbo.
La mafia c’è. Eccome. Ed è una questione di sicurezza nazionale. Ma di quella tra noi, non di quella sventolata.
Buon lunedì.