Superamento dell’austerità, Green New Deal, difesa del lavoro, dei diritti dei lavoratori e dello Stato sociale, chiusura dei paradisi fiscali, accoglienza e solidarietà sono temi che con coerenza sono stati portati avanti solo dalle forze della Sinistra europea

Due ordini di ragioni, una interna e una internazionale, rendono cruciali queste elezioni europee. Sul piano interno si potrà verificare quanto le scelte del PD e del M5S siano riuscite a rendere una formazione che raccoglieva poco più del 17 % dei consensi, il più forte partito politico del paese. Perché di questo si tratta: da un lato il PD, piuttosto che evitare il peggior esito per il governo per il paese, ha scelto di rendere l’attuale maggioranza l’unica possibile, quasi a voler punire un’opinione pubblica che gli ha voltato le spalle; dall’altro il M5S ha deciso di assecondare l’iniziativa di Salvini, facendolo apparire come il vero uomo forte del governo: cavalcando temi quali la legittima difesa, l’invasione degli stranieri, la “famiglia tradizionale”, la “flat tax “, il sovranismo nazionalista, cioè temi di destra, la Lega ha per mesi dominato la scena politica lievitando nei consensi. Ora, dopo questo disastro – che se fosse stato programmato a tavolino non avrebbe potuto avere maggior successo – PD e M5S chiedono un voto per raggiungere il secondo posto nella graduatoria delle forze politiche. Sembra che in palio vi sia una medaglia d’argento in una competizione sportiva, e non una prospettiva di cambiamento da offrire a un paese stremato dalla crisi.

Sul piano europeo, la crisi economica si è trasformata in crisi sociale, politica e istituzionale. Dalla Brexit al movimento dei giubbotti gialli, fino alla formazione in Italia di un governo costituito da due partiti marginali o inesistenti 10 anni fa, la rabbia dei popoli ha colpito il cuore dell’Europa. Ad occidente di quest’area di crisi radicale abbiamo una Spagna sul punto di votare ancora. Ad oriente l’area attorno alla Germania soffre meno della crisi, ma mostra anch’essa segni di cedimento. Nell’insieme la stabilizzazione appare molto lontana.

In questo contesto la sinistra storica è parte del problema, non certo della soluzione. Appiattita all’ideologia neoliberista, come vediamo dai vuoti slogan di Macron e dall’ecumenismo di Zingaretti essa trova la propria ragion d’essere solo nel costituirsi come argine al “sovranismo antieuropeista”, senza essere in grado di affrontare il cuore del problema: la protesta anti europea prospera proprio grazie alla condizione di abbandono che vivono quelle classi sociali che alla sinistra facevano riferimento. Così i vecchi assetti politici e le cosiddette forze anti establishment si giustificano l’una grazie all’altra, diffondendo indifferenza, paura, sfiducia: nulla sembra poter cambiare nella politica odierna.

Le forze che, in Italia, hanno costituito la nuova lista della “Sinistra”, hanno invece una fisionomia ben definita: superamento dell’austerità, Geen New Deal, difesa del lavoro e dello stato sociale, chiusura dei paradisi fiscali, accoglienza e solidarietà, temi questi che inutilmente cercherete nei programmi delle altre forze politiche. Il rifiuto di opachi accordi con chi in questi anni è stato corresponsabile delle devastanti politiche antisociali, è il necessario punto di partenza per raccogliere consensi. Le competizioni elettorali, però, sono anche occasioni per dibattere, diffondere idee, costruire alleanze e organizzarsi. Va quindi posto al centro della campagna elettorale non solo la critica alle politiche economiche neoliberiste, ma anche alla cultura politica che le sostiene.
Una delle idee più devastanti di questi decenni è stata il “trickle down” (sgocciolammo verso il basso): essa afferma che l’arricchimento dei più ricchi è un bene in quanto, in ultima istanza, ciò porta un maggior benessere per tutti. Questa idea, vera e propria proposta di secessione sociale, trova applicazione anche nei rapporti tra aree economiche e paesi. A essa va sostituita l’idea che i sistemi sociali sono come una catena, la cui capacità di tenuta non è legata all’anello più forte, ma a quello più debole. La crisi sociale europea, esplosa con il disumano trattamento subito dalla Grecia (uno dei paesi più fragili), si è rapidamente estesa a tutta l’Europa, mostrando quanto le sorti dei popoli siano intrecciate.

Left si propone da tempo come luogo di discussione per costruire una nuova cultura politica che ponga al centro il valore del rapporto tra le persone, e non lo sfruttamento del lavoro e della creatività altrui a fini di profitto. Sarà presente anche in questo difficile passaggio della vita politica del paese. Si tratta di lavorare affinché questa nuova cultura, ormai diffusa, possa essere anche forza politica.

L’economista Andrea Ventura è candidato per la Sinistra nella circoscrizione Centro Italia alle prossime elezioni europee

L’articolo di Andrea Ventura è tratto da Left del 26 aprile 2019


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