C’è sempre tanta gente intorno a Domenico Lucano. Lo raggiungiamo per telefono e si sentono delle voci sullo sfondo: «Mi sono venuti a trovare degli amici e voglio stare con loro». Gli amici sono della Comunità di Longo Mai che tanta influenza politica e culturale hanno avuto nella realizzazione dell’esperienza di Riace. «Sono tornati da mezza Europa a dare una mano nel momento del bisogno» riprende Lucano colpito da tanto affetto. Ma non c’è da stupirsi. La sua vicenda, quella di un piccolo paesino della Calabria è divenuta non solo in Italia, il simbolo di chi non si arrende di fronte al potere, di chi non ha nulla di cui vergognarsi se non l’aver obbedito alla Costituzione e a valori che non hanno confine. All’assemblea di lancio della lista “La Sinistra” per le elezioni europee, partiva l’applauso ogni volta che qualcuno pronunciava il suo nome. Un applauso divenuto ovazione quando è intervenuto telefonicamente per ringraziare chi lo sosteneva. «È l’effetto di tutte le mie vicende giudiziarie – si schernisce -. Ho incontrato magistrati che si domandano il perché di misure cautelari tanto assurde nei miei confronti. Sto scontando la pena prima del processo». E il pensiero va anche alla decisione del tribunale del Riesame che la scorsa settimana ha confermato il provvedimento che lo obbliga a stare lontano da Riace. «Poi magari riceverò pure le scuse per “non aver commesso il fatto”… ma intanto. Mi hanno accusato anche di concussione. Un pregiudicato è andato alla Guardia di Finanza e ha detto che facevo fatture false. L’ho denunciato e ho ribaltato le accuse. E sono ancora qui. Il Giudice per le indagini preliminari ha chiesto alla Procura le ragioni per cui non sono stati fatti approfondimenti in merito a questa accusa dandomi ragione. I due filoni di inchiesta per “desertificare Riace” si sono arricchiti con un nuovo avviso di garanzia: «Anche questa è assurda. Vengo chiamato dalla Prefettura per dare una mano a risolvere il problema degli sbarchi in Calabria. Noi me….
Si vuole distruggere Riace, dice Domenico Lucano, come esperienza di sviluppo eco sostenibile, come idea di società in cui la gestione collettiva ha garantito una vita migliore a tutti, rifugiati e nativi. E sull'esilio forzato dalla sua terra: «Sconto la pena prima di un processo»
L’intervista di Stefano Galieni a Mimmo Lucano prosegue su Left in edicola dal 26 aprile 2019