Ebbene sì, anche Gianni De Michelis da morto è stato fatto santo. E vabbè, funziona così qui da noi: muore qualcuno e diventa una brava persona. Che abbia patteggiato 1 anno e 6 mesi per corruzione sulle autostrade venete e che abbia patteggiato 6 mesi nello scandalo Enimont non interessa nessuno. In quest’epoca tutta passata allo specchietto retrovisore ci ritroviamo perfino a rimpiangere politici che intascavano mazzette, prenotavano aerei per portarsi in giro qualche dozzina di fanciulle e che si arricchivano con la politica. Che popolo straordinario che siamo.
Come se Tangentopoli e l’implosione del Psi siano stati semplicemente una passeggiata e come se le condanne fossero fumus persecutionis Gianni De Michelis viene onorato come personaggio di un politico che non c’è più. Eppure non preoccupatevi. È ancora tutto qui. Avete letto le parole del procuratore Francesco Greco sui 43 arresti di settimana scorsa? «In Lombardia, politici locali e imprenditori si appoggiano, e a volte sono collusi, con cosche della ‘ndrangheta», presente sul territorio. È emersa infatti una sinergia tra cosche e imprenditori”.
Sono cambiati gli interpreti ma lo spartito sembra essere sempre lo stesso. Sono passati ventisette anni da Tangentopoli ma la differenza sostanziale è che ciò che si faceva prima per il partito ora si fa preferibilmente per accumulo personale. E ci siamo abituati talmente tanto che non ci facciamo più caso. Non hanno creato scandalo i quarantanove milioni di euro spariti della Lega figurarsi se non rimpiangiamo De Michelis. È naturale, verrebbe da dire.
La corruzione, la politica, pezzi della criminalità organizzata continuano ad andare a braccetto (aspettiamo con ansia l’evoluzione del caso Siri) solo che ora non ci si vergogna nemmeno più: assuefatti al malaffare ci siamo abbassati a sperare semplicemente nel buon cuore di chi ci governa ma con una buona narrazione anche un Comune decimato dalle inchieste come quello di Roma alla fine riesce ad uscirne pulito come se nulla fosse.
Provate a pensarci, oggi nessuno si scomoderebbe nemmeno a lanciare monetine. Una frase indignata, e via, in attesa dei prossimi che risultino convincenti nel proporci un cambiamento. E tutto si fa superficialità e immagine.
E intanto la politica va a ramengo. E il Paese, ovviamente, dietro.
Buon martedì.