L'attrice è in prima fila nella difesa dei diritti civili contro la legge che, con i suoi limiti, impedisce l' interruzione di gravidanza. E le case produttrici boicotteranno i set in Georgia finché la legge non verrà ritirata

Niente film per chi non rispetta il diritto all’aborto. Cinque case di produzione cinematografica hanno annunciato che non si recheranno più in Georgia a girare i loro contenuti, dopo che lo scorso martedì lo Stato guidato dal governatore Brian Kemp ha votato una legge, la HB481, che limita l’interruzione volontaria di gravidanza al momento in cui si può percepire il battito fetale. Le cosiddette heartbeat laws si stanno diffondendo nella parte più conservatrice degli Stati Uniti: prima della Georgia, già Mississippi, Kentucky e Ohio avevano votato leggi simili nel corso del 2019. Queste leggi stabiliscono intorno alle sei settimane il limite massimo per interrompere la gravidanza, uno stato talmente iniziale in cui spesso una donna non sa nemmeno di essere incinta.
Color Force, attualmente la più grande casa di produzione a partecipare al boicottaggio, è la creatrice dei quattro film di Hunger Games, tre dei quali sono stati girati quasi interamente ad Atlanta, in Georgia appunto. Accanto a questa ci sono società più piccole, come Killer Film, Duplass Brothers Productions e Blown Deadline, diventata famosa per aver partecipato alla creazione della serie HBO The Wire. Le case cinematografiche sono state chiare: non gireranno in Georgia finché la nuova legge sull’aborto resterà all’ordine del giorno. A fare ancora più paura all’amministrazione Kemp è stata la scelta della Motion Picture Association of America, che rappresenta Paramount Pictures, Netflix, Walt Disney Studios e Warner Bros, di assumere un atteggiamento di monitoraggio della situazione prima di prendere una decisione in merito, facendo pensare di avere una propensione nell’appoggiare il boicottaggio. Attualmente, l’industria cinematografica e televisiva sostiene circa 92.000 posti di lavoro in Georgia, oltre che supportare l’indotto dello Stato.
Ad appoggiare le proteste che si stanno diffondendo in tutto il Paese non ci sono solo le case di produzione, ma anche un gruppo di attori capitanati da Alyssa Milano. L’attrice, che si trova attualmente ad Atlanta per girare una serie Netflix, ha firmato insieme a circa cinquanta colleghi, tra cui Alec Baldwin e Sean Penn, una lettera in cui annunciano che se la legge dovesse passare non si recheranno più in Georgia a girare film. In più, ha annunciato tramite Twitter con l’hashtag #SexStrike che si asterrà dall’avere rapporti sessuali finché la legge HB481 non verrà cancellata.
L’opposizione all’heartbeat law non proviene ovviamente solo dal mondo di cinema e tv. Planned Parenthood Southeast e la Aclu (l’Unione americana per i diritti civili) hanno annunciato che daranno filo da torcere a Kemp, dichiarando l’incostituzionalità della legge quando verrà presentata per l’approvazione di fronte alla Corte Suprema. Per entrare in vigore, infatti, serve l’approvazione dell’organo legislativo di massimo grado. Un’eventualità non così improbabile, purtroppo, visto che la Corte è ora a maggioranza conservatrice, dopo l’elezione del giudice dichiaratamente antiabortista Brett Kavanaugh. Attualmente, in Georgia l’aborto è concesso entro 20 settimane dal concepimento. La nuova legge, che se non verrà bloccata entrerà in vigore dal 1 gennaio 2020, prevede anche assegni di mantenimento e detrazioni fiscali per il feto, seguendo il principio che la vita inizia con il battito cardiaco. Sarà possibile interrompere la gravidanza oltre le 6 settimane solo in caso di pericolo di vita per la madre, di incesto o di stupro (ma solo se la donna ha già denunciato il fatto).
Oltre ai già citati Stati che hanno approvato leggi simili a quelle della Georgia, anche in Tennessee, South Carolina, Florida, Texas, Missouri, Louisiana e West Virginia si sta pensando di fare lo stesso, oppure si è provato a farlo. In Alabama, invece, è già stata votata una legge che vieta l’aborto in qualsiasi momento della gravidanza, con soltanto pochissime eccezioni. Mentre la legge in Kentucky è stata bloccata dal giudice federale perché in aperta violazione del diritto a interrompere la gravidanza, il problema è ben lontano dall’essere risolto. Lo Stato infatti è uno dei sei (insieme a Mississippi, West Virginia, Missouri, Nord e Sud Dakota) dove è presente una sola clinica dove è possibile praticare l’Ivg.
Difficile non pensare che le heartbeat laws siano un aperto attacco all’identità delle donne americane da parte di potenti ultraconservatori, rassicurati dalla presenza di un presidente come Donald Trump che sin dall’inizio del suo mandato ha agito contro le organizzazioni federali che praticavano l’aborto oppure facevano informazione in materia. Una risposta oscurantista che tenta di fermare l’avanzata femminile che sta sconvolgendo il mondo della politica dopo le elezioni di midterm del 2018.