Ne hanno fatto il loro scalpo. Il ministro dell’inferno e i suoi sodali hanno preso Riace, l’hanno piallata, disabitata, l’hanno esclusa dal sistema Sprar, ne hanno fatto il deserto, hanno interrotto tutte le buone pratiche attive, l’hanno fatta ritornare quel paese diroccato e fantasma che era, ne hanno spento l’entusiasmo, hanno spento le attività, interrotto la solidarietà, e ci hanno detto che lo facevano per noi, che era tutta questione di giustizia.
Oggi il Tar dice che era tutto sbagliato (ma va?) e lo dice a parole chiare. “Il ministero, secondo i giudici, ha violato le regole di gestione dei progetti contenute nelle linee guida dell’agosto 2016 – spiega Nazarena Zorzella, avvocato membro dell’Associazione degli studi giuridici sull’immigrazione che ha presentato il ricorso – Quando il ministero rileva criticità deve contestare ogni specifica violazione e dare un termine per il superamento delle stesse. E non l’ha fatto”. La decisione infatti si fonda essenzialmente sulla circostanza, evidenziata dai difensori del Comune, che a Riace a dicembre sia stato autorizzato il finanziamento per il triennio “2017-2019, in prosecuzione del triennio precedente senza avere comminato penalità, e dall’altro, quasi contestualmente”, un mese dopo il Viminale “ha assunto un atto che fonda le penalità e, dunque, la revoca su criticità afferenti al precedente triennio”. “Il Collegio – scrivono i giudici del Tar – reputa che la contraddittorietà tra la prosecuzione autorizzata a dicembre e la successiva nota di gennaio sia manifesta. L’autorizzazione alla prosecuzione del progetto può, dunque, trovare spiegazione solo con ‘la massima benevolenza dell’Amministrazione’, di cui dà conto la difesa erariale, evidentemente attuatasi mettendo a disposizione del Comune risorse umane e finanziarie, nonostante il riscontrato caos gestionale ed operativo, che emerge con chiarezza dagli atti di causa”.
Non è una cosa da poco visto che qualcuno ipotizza che il comune potrebbe addirittura richiedere i danni all’erario. Roba grossa insomma. Irregolarità. Al solito.
Ma ormai lo scalpo di Lucano e del suo comune sono stati sventolati abbastanza. Va bene così. La retorica è soddisfatta. E chi se ne fotte delle persone. No?
Buon mercoledì.