La linea del dialogo di Jeremy il Rosso con i conservatori sulla Brexit non ha pagato. Allontanando i laburisti dai verdi e dai liberal, che si erano opposti alla uscita dalla Ue. Fatto sta che questi ultimi ne hanno beneficiato acquisendo centinaia di seggi supplementari nelle recenti elezioni locali

Annunziata Rees-Mogg, sorella minore di Jacob, siederà nel nuovo Parlamento europeo. È capolista del Brexit party nella regione del Midlands nel Regno Unito. Nigel Farage l’ha voluta in pole position. Ha anche piazzato un ex ministro del governo conservatore e un ex comunista rivoluzionario in posizioni preminenti. I rappresentanti del partito della Brexit si discosteranno molto dall’immagine che avevano molti dei loro predecessori Ukip, nel nuovo Parlamento.
I sondaggi danno il Brexit party intorno al 30 per cento, seguito dal Labour al 20, mentre i conservatori si attestano intorno al 12. I liberali potrebbero superare i conservatori, e i verdi sperano di fare altrettanto. The Independent group (Change Uk), appena nato con undici parlamentari a Westminster, lotta per riuscire a contare. Nel frattempo, il Partito nazionale scozzese potrebbe accrescere la propria rappresentanza passando da due a tre, con un cittadino francese al secondo posto nella loro lista. Jill Evans di Plaid Cymru spera ancora di poter parlare a nome del Galles nel nuovo Parlamento. Martina Anderson dello Sinn Fein sembra sicura di ottenere un posto nell’Irlanda del Nord. Ma che dire del Labour party? Jeremy Corbyn ha recentemente inasprito la propria posizione sulla Brexit, alla ricerca di un «rapporto stretto e collaborativo con l’Unione europea», che secondo lui «potrebbe far superare la lacerazione nel Paese insieme e attuare il risultato del referendum». Mentre scriveva in questi termini nel manifesto del Labour per le elezioni europee, Honda confermava il proprio piano di chiudere un’importante fabbrica nel sud dell’Inghilterra, che attualmente impiega circa 3.500 persone. L’influente leader del sindacato Unite, Len McCluskey, si era speso per impedire che Honda chiudesse l’impianto. «La Brexit non è la fine del mondo»: questo è stato il suo commento. Altri sindacati hanno una linea più credibile sulla Brexit riguardo alla minaccia al lavoro. A…

Tony Simpson è esponente del Partito laburista e di Unite the Union. Lavora presso la Bertrand Russell peace foundation e ha organizzato la Permanent european union citizenship initiative.

L’articolo di Tony Simpson prosegue su  Left in edicola dal 24 maggio 2019


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