Tre bocciature parlamentari per l’accordo con la Ue sulla Brexit, due tornate elettorali negative: le amministrative e le europee. Il primo ministro britannico si dimette e piange ma la sua politica è stata durissima contro i migranti e nell’attacco al welfare

La settimana appena passata rischia di passare come una delle più “esplosive” della storia recente della Gran Bretagna. Nell’arco di pochi giorni, infatti, abbiamo assistito alle dimissioni del primo ministro Theresa May e ad una tornata elettorale europea che ha avuto risultati non solo sorprendenti ma anche, a loro modo, storici.

Andiamo con ordine. All’indomani del voto del 23 maggio, nonostante i risultati ancora non fossero pubblici, la May annunciava la decisione di dimettersi da leader dei Tories dando il via alla corsa alla sua successione, che partirà formalmente il 7 giugno. La decisione veniva dopo una ennesima serie di dimissioni da parte di suoi ministri che si opponevano alla volontà del primo ministro di sottoporre, per una quarta volta, il suo accordo per la Brexit al Parlamento.

Le dimissioni non sono certo arrivate come un fulmine a ciel sereno. Sono ormai mesi che Theresa May non ha il controllo del proprio partito e, cosa ben più importante, del proprio gruppo parlamentare. Come dicono gli inglesi: in office but not in power.

La May ha infatti…

L’articolo di Domenico Cerabona prosegue su Left in edicola fino al 6 giugno 2019


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