Lo scandalo Csm – Lotti (possiamo dirlo, che è poi lo scandalo di una certa magistratura) continua imperterrito a riempire i giornali, con stralci di conversazione che fanno accapponare la pelle e svelano un Paese in cui la commistione tra politica e magistratura è molto peggio di come si poteva pessimisticamente pensare. Però ci sono alcuni punti che vanno definiti, per cercare di capirsi, almeno per essere d’accordo su un quadro generale: al di là delle responsabilità che verranno eventualmente definite in fase giudiziaria c’è, di fondo, un’inopportunità da parte di tutti gli attori che può essere già discussa e giudicata.
Il fatto che Lotti si sia autosospeso (e, poteva, il segretario Zingaretti magari compiere un’azione piuttosto che rimanere nella sua solita linea di galleggiamento) non può mettere in ombra il comportamento dell’organo superiore della magistratura, quello che dovrebbe essere di garanzia per i cittadini, e non può nemmeno non farci riflettere sul fatto che evidentemente alcuni magistrati ritengono l’uso della giustizia una scimitarra da poter brandire contro questo o quello come se fosse un bene proprio.
Che la giustizia è uguale per tutti stona molto con lo stile stesso delle conversazioni, di persone che dovrebbero avere la misura e applicarla e invece sembrano una tavolata di amici intenta a brigare lo sgambetto a qualcuno. E l’argomento è terribilmente serio perché in un Paese che sta via via perdendo fiducia nella politica e che già da tempo (almeno in parte) ha messo in discussione la magistratura è ovvio che il cittadino semplice non trovi appigli a cui appoggiarsi. E il deterioramento democratico non è mai una buona notizia, di qualsiasi parte politica ognuno di noi sia.
Buon lunedì.