Trenta anni fa le mazzette erano istituzionalizzate, oggi la corruzione dei partiti è invece «pulviscolare» ed è «attuata da cricche senza altro orizzonte che il saccheggio delle risorse pubbliche a fini privati», dice a Left Raffaele Cantone, presidente dell’Anac

Cosa resta del fenomeno di Tangentopoli? Quella marea di inchieste precipitò d’improvviso sul nostro Paese, sembrava la purificazione di Sodoma e Gomorra. Eppure, non ha trasformato, nell’Italia dei trasformismi, uno degli aspetti costitutivi del sistema: la corruzione. Secondo Raffaele Cantone, autorevole presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), incontrato da Left alla presentazione della Relazione annuale sull’attività svolta, spiega che «la corruzione di Tangentopoli era una sorta di finanziamento illecito “aggiuntivo” che interessava tutti i partiti e regolava la vita politico-istituzionale, tanto che perfino le tangenti erano suddivise con metodi da manuale Cencelli». E oggi? «Oggi la corruzione è pulviscolare: è minore per importi delle dazioni e spesso attuata da cricche senza altro orizzonte che il saccheggio delle risorse pubbliche a fini privati».

In effetti, da allora, se molto è cambiato, tuttavia la corruzione resta quella stessa lesione drammatica che il tessuto istituzionale, politico e sociale si trascina da sempre. Tangentopoli – con…

L’articolo di Stefania Limiti prosegue su Left in edicola dal 21 giugno 2019


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