Confesercenti di Pisa, in sintonia con il sindaco Conti, ha manifestato preoccupazione per la prevista affluenza di migliaia di manifestanti che penalizzeranno il commercio.

Pisa delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Ovvero: a voler fare i leghisti duri e puri si rischia di somigliare sempre di più ai nostri piccoli primati. A Pisa, lo scontro tra maggioranza a guida Lega e le opposizioni (tra cui il governativo M5S), questa volta riguarda l’edizione 2019 del Toscana Pride, la grande manifestazione per la difesa dei diritti delle persone LGBTQIA+ che, sabato 6 luglio, tornerà nella città di Galileo dopo 40 anni da quella prima marcia del Movimento omosessuale italiano che, il 24 novembre 1979, scelse proprio Pisa per rivendicare pubblicamente il rispetto dei propri diritti costituzionali. Uno scontro anomalo e comunque impari dal momento che l’amministrazione comunale, prima, ha fatto orecchio da mercante sulla richiesta di patrocinio da parte degli organizzatori della manifestazione, poi si è rifiutata di discutere una mozione urgente sul Toscana Pride non riconoscendole l’urgenza ed infine, martedì scorso, in sede di Consiglio comunale, ha rigettato la richiesta di discutere l’argomento presentato in un O.d.g. dalle opposizioni (Diritti in Comune, Pd, M5S). “Tre settimane fa – racconta il capogruppo di Diritti in Comune, Francesco Auletta – abbiamo promosso una mozione sul Toscana Pride, dato che l’amministrazione non rispondeva sul patrocinio alla manifestazione. Così abbiamo spinto per inserire il tema in un ordine del giorno, perché ci sembra giusto discuterne e perché si tratta comunque di un riconoscimento verso migliaia di persone che vengono in città a manifestare. Il voto contrario alla discussione è l’ennesimo atto autoritario, che dimostra come l’amministrazione intenda sostenere solo le proprie cause, senza contare lo smantellamento delle politiche attive sui diritti”. Un silenzio assordante questo dell’attuale amministrazione pisana che agisce in modo autoreferenziale al di fuori di ogni confronto istituzionale come quando ha deciso di uscire dalla Rete RE.A.DY, la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere che, in molte parti della Toscana e d’Italia, hanno già avviato politiche per favorire l’inclusione sociale di cittadine e cittadini LGBTQIA+. Una scelta gravissima dal momento che a Pisa stanno aumentando i casi di discriminazione sessuale nei confronti dei “non eterosessuali”. Quindi, ricapitolando. A Pisa, i diritti riconosciuti dall’attuale amministrazione comunale come degni di discussione istituzionale sono soltanto quelli dei pisani docg, ovviamente bianchi, ma soprattutto eterosessuali. Tutto il resto è noia…Ma non per chi ha aderito con consapevolezza alla manifestazione. Sono oltre 80 gli esercenti (negozi, alberghi e ristoranti di Pisa) che esporranno nelle loro vetrine le bandiere arcobaleno e sono già più di 60 gli Enti che hanno dato il proprio patrocinio alla manifestazione. Dalla Regione Toscana alle Province di Pisa, Livorno, Massa-Carrara, Pistoia e Grosseto, dai Comuni capoluogo come Firenze, Livorno e Carrara ai 19 Comuni della stessa provincia pisana (Bientina, Calci, Calcinaia, Capannoli, Casciana Terme Lari, Castelfranco di Sotto, Montecatini Val di Cecina, Montopoli in Val d’Arno, Palaia, Pontedera, Ponsacco, Santa Croce sull’Arno, San Giuliano Terme, San Miniato, Santa Luce, Terricciola, Vecchiano, Vicopisano e Volterra). Tra questi, i Comuni di Casciana Terme (Pisa) e Murlo (Siena) hanno anche deliberato l’adesione alla Rete RE.A.DY. Inoltre, in totale controtendenza all’oscurantismo censorio del Comune di Pisa, anche il mondo della Cultura si è pronunciato dando la propria adesione. Dalla Scuola Normale Superiore di Pisa ai Cug (Comitati unici di garanzia) dell’Università di Pisa, Firenze, dell’Università per Stranieri di Siena e della N.Y. English Academy. Ed ancora. Sono circa 180, ad oggi, le adesioni di associazioni culturali, studentesche ed educative, di partiti politici, di realtà no profit, non solo toscane ma da tutta Italia. Tra queste l’ANPI, Radicali Italiani, Amnesty International, Chiesa Pastafariana (ovvero “il culto religioso del Prodigioso Spaghetto Volante”) e Bit-bisessuali in Toscana oltre ai gruppi locali CNGEI, Greenpeace, associazioni di psicologia e psicoterapia fino ai consorzi ed associazioni di promozione turistica. L’unica nota stonata è stata quella della Confesercenti di Pisa che, in totale controtendenza con la propria tradizione storica e in singolare sintonia con il sindaco Conti, ha manifestato preoccupazione per la prevista affluenza di migliaia di manifestanti che…penalizzeranno il commercio. “Ma di solito, in un sabato pomeriggio di luglio a Pisa non si vede mai un’anima!” ha ironizzato il consigliere del M5S, Gabriele Amore. Il sindaco Conti. Tirato per la giacchetta, come si dice a Pisa, il sindaco Conti ha cercato di ridare al “suo” Comune una parvenza di apertura democratica intervenendo sulla stampa con queste parole: “Pisa è da sempre una città aperta e disponibile al confronto e i pisani sapranno dimostrarlo anche sabato prossimo, anche quanti sono su posizioni diametralmente opposte a quelle sostenute al Toscana Pride. Ritengo che le scelte personali e le preferenze sessuali dei cittadini debbano essere rispettate; gli orientamenti e le condotte sessuali sono un fatto privato frutto di una scelta consapevole e adulta. Ma siamo anche convinti delle nostre scelte, come quella presa in Giunta di uscire dalla Rete Ready, perché non condividiamo certe posizioni, che si rintracciano anche nel documento politico del Toscana Pride, in particolare sull’educazione dei minori. In una società complessa e plurale in cui grande attenzione viene giustamente dedicata alle libertà individuali, anche la libertà sessuale deve essere rispettata oltre ogni tentativo di discriminazione. Rispetto però, che non vuol dire adesione a quelle istanze. Mi auguro – ha concluso Conti – che chi sabato porterà nella nostra città bandiere arcobaleno manifesti in modo civile e ordinato. Pisa dallo scorso anno non è solo la città dei diritti ma anche dei doveri, che significa innanzitutto rispetto delle leggi, delle istituzioni e di tutti i cittadini, compreso chi la pensa in modo diverso”. Parole criticate duramente da Ciccio Auletta di Diritti in Comune che sul “rispetto delle leggi” invocato da Conti ribadisce che il primo a non rispettare le leggi è proprio l’attuale primo cittadino perché nella mozione “urgente” mai discussa in aula venivano citate proprio le leggi di riferimento che rafforzano le politiche di sensibilizzazione e promozione dei diritti delle persone LGBTIQA+. La Convenzione Europea per i diritti dell’uomo del 4 novembre 1950 (art. 14), la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del 26 settembre 2000 (art. 21, comma 1), la Costituzione Italiana (art. 3), lo Statuto della Regione Toscana che, all’art. 4, indica le finalità prioritarie tra cui, alla lettera s) “il rifiuto di ogni forma di xenofobia e di discriminazione legata all’etnia, all’orientamento sessuale e a ogni altro aspetto della condizione umana e sociale” e la prima Legge regionale in materia, la n. 63 del 15 novembre 2004, “Norme contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”. Ad Auletta ha fatto eco la consigliera del Pd, Olivia Picchi, che ha attaccato istituzionalmente il sindaco Conti. “Le parole del sindaco sono state un esercizio di equilibrismo: non discute in Consiglio Comunale, parla della legittimità dell’iniziativa, poi dà indicazioni su come manifestare. Io sono delegata nella Provincia di Pisa per la parità dei diritti e l’Ente ha aderito al Toscana Pride, ha dato il patrocinio e issato la bandiera rainbow sul proprio palazzo. Questa giunta comunale non rappresenta l’attualità reale, basta vedere come, ad esempio, ci siano oltre 80 esercenti che hanno deciso di appoggiare la manifestazione. L’invito che rivolgo a tutta la città è quello di partecipare in tanti”.
Toscana Pride: l’orgoglio arcobaleno sfila in centro. Il Toscana Pride 2019 porterà a Pisa due icone del movimento LGBTQIA+ che sono il simbolo dei Moti di Stonewall 1969 e della prima marcia del Movimento Omosessuale Italiano (l’attuale Pride) che si tenne proprio a Pisa nel 1979. Si tratta di Porpora Marcasciano, attivista transfemminista e presidente onoraria del MIT- Movimento Identità Trans, e Andrea Pini, attivista del Collettivo Orfeo che coordinò l’organizzazione del corteo del 24 novembre 1979 a Pisa. Con loro e con migliaia di altre persone la manifestazione dell’orgoglio e della visibilità LGBTQIA+ sfilerà per le strade della città della Torre per ribadire “la resistenza quotidiana all’omo/bi/lesbo-transfobia, al razzismo, al sessismo e all’abilismo e alla cultura dell’odio che chiude i porti e mette a rischio diritti faticosamente conquistati”. “In un momento storico in cui assistiamo a nuove ondate di violenza istituzionale, fatte di prove muscolari e discorsi d’odio contro chiunque sfida la ‘norma’, ripartiamo dalle nostre radici. Stonewall e la manifestazione di Pisa del 1979 ci ricordano che di fronte all’oppressione non c’è altra risposta se non la ribellione, una ribellione favolosa che si sottrae alla normalizzazione e che sovverte lo stigma – ha commentato Junio Aglioti Colombini, portavoce del Toscana Pride 2019 – . Sabato 6 luglio scenderemo nelle strade di Pisa per occupare uno spazio fisico e politico in cui ribadire che lì dove vengono negati diritti civili e sociali, dove si alzano muri e barriere per normare corpi e desideri ‘non conformi’, dove porti chiusi lasciano affondare i valori della solidarietà e dell’accoglienza, lì noi saremo come comunità che resiste e che lotta unita per essere libera”. Il percorso. Il ritrovo è alle ore 16 in via Benedetto Croce, la strada dei Licei, vicino alla stazione FS, dove partirà la parata delle ‘favolose ribelli’ che si snoderà per le strade del centro percorrendo piazza Toniolo, via Ceci, via Bovio, lungarno Galilei, Ponte di Mezzo, Lungarno Pacinotti per concludersi in Piazza Carrara. Quest’anno è previsto un lungo corteo animato da ben 11 carri delle associazioni LGBTQIA+: Ireos comunità queer autogestita, Azione Gay e Lesbica Firenze, Chimera Arcobaleno Arcigay Arezzo e l’immancabile trenino delle Famiglie Arcobaleno. Presenti anche altre realtà associative: gli studenti di Sinistra Per…, il circolo ARCI Rinascita, Cantiere Sanbernardo e, con una limousine, Vita da Coach di Marialuisa Fagiani. Sfileranno, inoltre, anche realtà commerciali quali The Sister Events, Mamamia e Gulp! Firenze insieme ad Enjoy Grosseto. La novità di quest’anno è la collaborazione con la onlus #VorreiPrendereilTreno che fornirà un gruppo di volontari ed eventuali accompagnatori disponibili a favorire l’accesso e la partecipazione alla parata a persone con abilità motorie ridotte o altre forme di disabilità. Tutto l’evento sarà accessibile anche ai non udenti grazie alle interpreti LIS Ilaria e Isabella che saranno presenti sul palco. La chiusura dell’evento sarà affidata alle parole delle madrine Porpora Marcasciano e Andrea Pini e del portavoce del Comitato Toscana Pride Junio Aglioti Colombini e ai rappresentanti di Arci, Cgil, Uisp a Anpas, sostenitori del progetto Toscana Pride. E’ prevista anche una incursione a sorpresa di Agedo, l’associazione dei genitori e amici degli omosessuali. Gran finale con l’esibizione di Choreos il Coro Lgbtq di Ireos Firenze. Dopo la parata, la festa continuerà dalle 23.00 in poi al Cinema Lumière (Vicolo del Tidi, 6) dove si terrà l’Official Pride Party, serata disco organizzata con la collaborazione di Out&Riot – Whynot¿ Arezzo – Cinema Lumière. Tutte le informazioni su www.toscanapride.eu.