«Siamo stanchi del cinismo. Insultano le donne, insultano la comunità Lgbt, le persone con disabilità. La corruzione è folle. Siamo stanchi, non ne possiamo più». È il cantante e attore portoricano Ricky Martin a criticare il governo dell’isola in un video su Twitter, durante le proteste che invadono le strade della capitale San Juan ormai da sette giorni. I cittadini chiedono le dimissioni del governatore Ricardo Rosselló, dopo la diffusione di 900 pagine di trascrizioni di sue chat private – avvenuta il 13 luglio -, contenenti insulti omofobi, misogini e altri commenti compromettenti. Che prendono di mira anche il celebre cantante portoricano. Nei giorni passati migliaia di manifestanti si sono scontrati con la polizia a pochi metri dalla casa del governatore e sono stati dispersi con lacrimogeni e proiettili di gomma.
I messaggi – ottenuti e diffusi dal Center for investigative journalism, un consorzio che riunisce varie testate giornalistiche internazionali – provengono da chat di gruppo della piattaforma di messaggistica Telegram che vanno dalla fine del 2018 al 20 gennaio del 2019, e coinvolgono altri 11 ministri e consiglieri. Tra i messaggi ce ne sono alcuni che mostrano la manipolazione dei sondaggi politici, al fine di promuovere l’immagine pubblica del governatore e della sua amministrazione. Altri in cui Rosselló chiama una politica newyorkese di origini portoricane «una puttana» e risponde a un consigliere che diceva di voler «sparare» alla responsabile delle finanze di Porto Rico sostenendo che gli avrebbe «fatto un favore». Includevano, inoltre, insulti omofobi contro la sessualità di Ricky Martin (il caso ha preso da qui il nome di Rickyleaks), motivo per cui il cantante, accompagnato da altri artisti e personalità portoricane del mondo dello spettacolo, ha marciato in prima linea contro Rosselló. Ancora, si scherzava sulle vittime dell’uragano Maria del 2017, il peggiore disastro della storia del Paese, con 2.975 vittime ufficiali, ma quasi 5.000 morti effettivi, secondo alcune stime.
I manifestanti protestano anche contro la corruzione del governo: due ex collaboratori dell’attuale amministrazione sono infatti stati arrestati dall’Fbi pochi giorni prima della fuga di notizie e condannati per corruzione e frode. Sono accusati di aver usato impropriamente oltre 15 milioni di dollari di fondi stanziati dopo l’uragano.
Rosselló si è scusato per i messaggi e ha promesso una svolta verso maggiore trasparenza e responsabilizzazione all’interno del governo. Alla conferenza stampa indetta dopo lo scoppio della crisi, ha anche tentato di giustificarsi inducendo come scusa il fatto di aver avuto «giorni di lavoro di 18 ore», anche se la chat mostra l’utilizzo continuo della conversazione Telegram durante tutta la giornata lavorativa. Intanto, comunque, il Segretario di Stato Luis Rivera Marin e il Responsabile per la gestione finanziaria Christian Sobrino si sono dimessi in seguito alla crisi.
Porto Rico è un isola caraibica che fa parte degli Stati Uniti – come territorio – fin dal 1898, dei quali cui vorrebbe diventare ufficialmente un Paese membro. Chiunque sia nato sull’isola, infatti, è sì considerato cittadino nordamericano ma non gode di tutti i diritti che spettano a chi proviene da uno dei 50 Stati veri e propri; per esempio, un portoricano non può votare alle elezioni presidenziali, a meno che non sia registrato in uno degli Stati.
Nella campagna per le elezioni del 2016, che vinse come candidato del Nuovo Partito Progressista, Rosselló aveva promesso che l’isola sarebbe finalmente diventata parte a tutti gli effetti della federazione. L’uragano Maria, precedentemente menzionato, rivelò le enormi inadeguatezze infrastrutturali e logistiche di Porto Rico, oltreché la ritrosia degli Stati Uniti nel fornire il supporto necessario. Rosselló fu attaccato duramente per la sua gestione del disastro, ma il recente scandalo, secondo i media internazionali, è ancora più grave per la sua immagine pubblica.
Fino ad ora il governatore si è rifiutato di dimettersi e sembra avere, al contrario, intenzione di ricandidarsi alle elezioni del 2020. Tuttavia, la tensione sfociata negli scontri con la polizia, seguiti da manifestazioni perlopiù pacifiche a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone, aumenta: ci sono state proteste anche negli Stati Uniti, tra le persone di origine portoricana.