Adesso ce la prenderemo con gli americani con la stessa veemenza che abbiamo usato per gli immigrati nordafricani? Credo proprio di no! Perché pensiamo tutti all’omicida e non al giovane carabiniere ucciso Cerciello, al suo senso del dovere e dello Stato?

Questo Paese e i suoi governanti hanno perso davvero la bussola della civiltà democratica. Ieri abbiamo assistito a una speculazione nazionalistica sull’omicidio del povero carabiniere Mario Cerciello che ha raggiunto al tempo stesso un odio mai visto prima nei confronti dell’immigrato con apici mai visti prima. Gli “sceriffi” hanno chiesto la pena capitale per gli immigrati ritenuti in un primo momento responsabili della morte del vicebrigadiere. Si è aperta una gara di velocità a chi sparava più velocemente sull’immigrato nordafricano colpevole e già condannato a morte. Il primo a parlare è Salvini: “lavori forzati in carcere finché campa”. Stefano Buffagli. “Tolleranza zero per questi vigliacchi assassini! Vanno trovati e sbattuti in carcere! Questi criminali devono marcire in carcere!”.

Luigi Di Maio: “Quello che è successo stanotte è un atto vile non solo nei confronti dell’Arma ma dello Stato. Non so se gli aggressori sono stranieri o no, ma se dovessero essere persone non italiane, spero che il carcere se lo facciano a casa loro. Se sono irregolari non dovrebbero stare qui”. Giorgia Meloni: “Provo rabbia e tristezza. L’Italia non può essere punto di approdo di certe bestie. Vicinanza a famiglia e carabinieri, spero questi animali vengano presi e marciscano in galera”.  Daniela Santanchè: “Questa è la dimostrazione di come i carabinieri, gli italiani, vengono dopo i clandestini”. Dopo poche ore e accertamenti di polizia più approfonditi, ci si rende conto che non si trattava di clandestini. Si scopre che “le bestie” sono cittadini americani. La “festa” è rovinata per tutti quei politici che volevano speculare sulla morte di un militare. Un carabiniere ucciso a coltellate da due extracomunitari, di là della tragedia consumatasi a Roma, sembrava una vicenda fatta apposta per fomentare la campagna giornaliera contro gli immigrati, considerata sempre utile da un punto di vista elettorale, anche quando le elezioni non sono imminenti. Un silenzio pesantissimo invece è sceso dopo le prime verifiche, quando per quel delitto sono stati fermati due studenti ventenni americani, bloccati dopo essere stati riconosciuti nel filmato di una telecamera di sicurezza.

E se non ci fosse stata la telecamera? Che cosa sarebbe potuto accadere? D’improvviso, tutti corrono a cambiare versione e ad affievolire l’immensa crudeltà e odio del proprio commento dagli accenni alla pena di morte, fermandosi solo alle espressioni di dolore e solidarietà. Fermo restando che chi scrive è sempre e comunque dalla parte di chi soffre per un crimine subito, devo evidenziare, per onestà intellettuale, come il repentino cambio di linea abbia rivelato ancora una volta l’inconsistenza con cui una politica – anche se non tutta – costruita quasi solo sulla comunicazione, invece di riflettere prima di parlare, ha usato molte, troppe, parole tutte a vanvera. Ora io mi domando: adesso ce la prenderemo con gli americani con la stessa veemenza che abbiamo usato per gli immigrati nordafricani? Credo proprio di no! Perché pensiamo tutti all’omicida e non al sacrificio della vita di Cerciello? Tutte queste polemiche sono a mio parere un insulto al sangue versato e alla vita donata da un giovane carabiniere a noi tutti e il suo senso del dovere e dello Stato viene prima delle ideologie e delle fazioni totalmente inutili in questo momento di dolore.

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Vincenzo Musacchio è giurista e docente di diritto penale  presso l’Alta Scuola di Formazione della Presidenza del Consiglio in Roma (2011-2012), Presidente dell’ Osservatorio Antimafia del Molise , Direttore Scientifico della Scuola di Legalità – don Peppe Diana – di  Roma e del Molise