Salvini, Di Maio, Meloni e altre formazioni minori dell'estrema destra fanno sciacallaggio sul caso Bibbiano mentre i diritti dei minori e delle donne sono sotto attacco con provvedimenti come il ddl Pillon. A colloquio con la senatrice Pd, madrina della legge sulle unioni civili varata nel 2016

Il controverso ddl Pillon, il provvedimento del senatore leghista sull’affido condiviso e sulla «bigenitorialità perfetta», è stato rimandato a settembre. Una vittoria per Non una di meno e per le altre associazioni che difendono i diritti delle donne e dei bambini, che da mesi portano avanti le proteste in piazza.
Una buona notizia, «ma non bisogna abbassare la guardia», avverte Monica Cirinnà, la senatrice Pd madrina della legge 76/2016, che ha istituito le unioni civili in Italia.«Non c’è stato alcun dibattito generale sul ddl Pillon e sui quattro testi collegati che toccano fondamentali questioni di diritto», denuncia Cirinnà. «La Commissione giustizia ha dato mandato al senatore leghista di lavorare a un testo unificato. Su quale base lo stilerà dal momento che non ha neanche ascoltato le forze politiche presenti in commissione? Questo mi fa pensare che il testo unificato esista già».
Dunque, non cambia nulla nei contenuti?
Il ddl Pillon sul millantato affido condiviso e sulla presunta genitorialità perfetta corrisponde ai desiderata del governo e della Lega rispetto ai quali i Cinque stelle soccombono. I contenuti sono in linea con l’orrendo convegno oscurantista di Verona. E comunque, in nuce, erano già presenti nel contratto di governo, dove si parlava già sia di mediazione obbligatoria che della fantomatica sindrome da alienazione parentale (Pas). Quando capiranno che hanno tutte le contingenze utili, dentro e fuori dalla maggioranza, per calare il ddl Pillon, lo faranno, sarà a settembre, a ottobre o a novembre, ma lo faranno. Dobbiamo essere estremamente vigili.
Parliamo di un provvedimento pericoloso e fortemente lesivo dei diritti delle donne e dei bambini…
I punti pericolosi restano gli stessi: la mediazione obbligatoria anche nei casi vietati dalla convenzione di Istanbul, ovvero quando ci sono maltrattamenti. L’imposizione, ope legis, di tempi paritetici di frequentazione suddivisi fra padre e madre, come se il bambino, costretto a vivere in due case e due contesti diversi, fosse un pacco postale. Altra cosa grave è…

L’intervista di Simona Maggiorelli alla senatrice Monica Cirinnà prosegue su Left in edicola dal 2 agosto 2019


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