Senza saperlo don Donato Piacentini è l'esempio perfetto del sovranista dei nostri tempi che finge di occuparsi dei poveri nostri per reclamare il diritto di non occuparsi degli altri. Nel suo caso esiste anche l'aggravante del ruolo religioso (che smentisce in toto le sue affermazioni proprio nei principi generali) ma se fosse stato un metalmeccanico, un ingegnere, un cameriere o un ministro dell'interno non sarebbe cambiato molto. «Vanno a soccorrere persone che hanno telefonini o catenine al collo e  che dicono di venire dalle persecuzioni. Ma quali persecuzioni? Guardiamoci intorno, guardiamo la nostra città, la nostra patria. Guardiamo le persone accanto, che hanno bisogno e quante ne  conosco io, sono tante, tantissime, una marea che si vergognano del loro stato di vita», ha urlacciato don Donato durante la sua predica a Sora durante la celebrazione della festa di San Rocco. E qui esce subito la prima caratteristica del sovranista razzista: per loro la realtà del mondo è valutabile semplicemente dal proprio ristretto sguardo provinciale. È vero ciò che loro credono vero. I fatti non contano. Le sensazioni sono fatti. Sono miopi e strabici per vedere solo quello che confermano le loro tesi. In nome di d'io. Poi c'è il loro proverbiale coraggio. È stato sconfessato dal suo vescovo che in un comunicato ufficiale parla di “discutibili scelte personali” ricordando quanto invece sottolineato dallo stesso vescovo nella sua omelia per la festa di San Rocco, ovvero che “uno dei cardini fondamentali” del Vangelo ”è la scelta ‘prima gli altri’” ribadendo dunque l’impegno per l’accoglienza dei migranti. È stato sconfessato da una valanga di commenti (giustamente) indignati. E cosa ha fatto don Donato? Ha detto di essere stato frainteso, ovviamente. «Tutto è stato ampliato e trasformato. Se necessario sono pronte le scuse senza che si arrivi ad una strumentalizzazione in qualsiasi campo che non era nelle intenzioni», ha scritto il prete, dimenticando che l'unica cosa ampia di questa storia è l'empietà delle sue parole. Ovviamente ha negato e ovviamente mente, il caro parroco. Il suo profilo Facebook è pieno di post a sostegno delle politiche disumane del ministro dell'interno. Ma ovviamente non ha il coraggio di dichiararlo. Perché i razzisti sono così: fondamentalmente vigliacchi e consapevoli che le loro affermazioni sono contrarie alla legge. Per questo si sono inventati il buonsenso per nascondersi. Ma appena li beccano poi, sempre, iniziano a frignare. Vada in pace, don Donato. Buon lunedì.

Senza saperlo don Donato Piacentini è l’esempio perfetto del sovranista dei nostri tempi che finge di occuparsi dei poveri nostri per reclamare il diritto di non occuparsi degli altri. Nel suo caso esiste anche l’aggravante del ruolo religioso (che smentisce in toto le sue affermazioni proprio nei principi generali) ma se fosse stato un metalmeccanico, un ingegnere, un cameriere o un ministro dell’interno non sarebbe cambiato molto.

«Vanno a soccorrere persone che hanno telefonini o catenine al collo e  che dicono di venire dalle persecuzioni. Ma quali persecuzioni? Guardiamoci intorno, guardiamo la nostra città, la nostra patria. Guardiamo le persone accanto, che hanno bisogno e quante ne  conosco io, sono tante, tantissime, una marea che si vergognano del loro stato di vita», ha urlacciato don Donato durante la sua predica a Sora durante la celebrazione della festa di San Rocco. E qui esce subito la prima caratteristica del sovranista razzista: per loro la realtà del mondo è valutabile semplicemente dal proprio ristretto sguardo provinciale. È vero ciò che loro credono vero. I fatti non contano. Le sensazioni sono fatti. Sono miopi e strabici per vedere solo quello che confermano le loro tesi. In nome di d’io.

Poi c’è il loro proverbiale coraggio. È stato sconfessato dal suo vescovo che in un comunicato ufficiale parla di “discutibili scelte personali” ricordando quanto invece sottolineato dallo stesso vescovo nella sua omelia per la festa di San Rocco, ovvero che “uno dei cardini fondamentali” del Vangelo ”è la scelta ‘prima gli altri’” ribadendo dunque l’impegno per l’accoglienza dei migranti. È stato sconfessato da una valanga di commenti (giustamente) indignati. E cosa ha fatto don Donato? Ha detto di essere stato frainteso, ovviamente. «Tutto è stato ampliato e trasformato. Se necessario sono pronte le scuse senza che si arrivi ad una strumentalizzazione in qualsiasi campo che non era nelle intenzioni», ha scritto il prete, dimenticando che l’unica cosa ampia di questa storia è l’empietà delle sue parole.

Ovviamente ha negato e ovviamente mente, il caro parroco. Il suo profilo Facebook è pieno di post a sostegno delle politiche disumane del ministro dell’interno. Ma ovviamente non ha il coraggio di dichiararlo. Perché i razzisti sono così: fondamentalmente vigliacchi e consapevoli che le loro affermazioni sono contrarie alla legge. Per questo si sono inventati il buonsenso per nascondersi. Ma appena li beccano poi, sempre, iniziano a frignare.

Vada in pace, don Donato.

Buon lunedì.