Il divieto di sbarco per il profughi a bordo della Mare Jonio, la nave di soccorso della missione Mediterranea, è stato uno degli ultimi colpi di coda del governo giallonero. Firmato da Matteo Salvini, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli è rimasto in vigore dal 28 agosto al 2 settembre ed è stato seguito da un incredibile epilogo. Mentre l’autorità portuale concedeva il permesso di entrare in acque territoriali e far scendere a terra i migranti per «motivi sanitari», le Fiamme gialle consegnavano alla ong una multa da 300mila euro per aver violato la legge Salvini. Ora al governo la Lega non c'è più ma ci sono i Cinquestelle che hanno approvato le leggi sicurezza dell'ex alleato e controfirmato i suoi divieti. E c'è il Partito democratico che molto ha insistito sulla questione della discontinuità con l'esecutivo precedente come condizione per formare un nuovo governo insieme al Movimento5s. Chissà se la discontinuità varrà anche in tema di immigrazione. Ne parliamo con Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea. La discontinuità, qualora ci fosse, dovrebbe avvenire non solo rispetto a questi ultimi 14 mesi. L’inizio di questa fase di disumanità ha una data, il 2 febbraio 2017, quando un ministro del Partito democratico riesce a far firmare al presidente del Consiglio Gentiloni il Memorandum di intesa con la Libia. È lì che si è passato il messaggio che pur di difendere le frontiere si può vendere l’anima, facendo accordi con un Paese che all’epoca non era in guerra civile, certo, ma era già governato da milizie, era costellato da centri di detenzione dove le persone venivano torturate, che non aveva firmato la convenzione di Ginevra sui rifugiati. Sei giorni e cinque notti. Tanto è durata l’ultima odissea di Mare Jonio. A bordo, assieme allo staff di volontari della ong c’erano 98 sopravvissuti. Profughi, strappati alle onde del mare la mattina del 28 agosto. Tra loro, 22 bambini sotto i dieci anni, altri sei minorenni, 26 donne, di cui almeno otto in stato di gravidanza. In fuga da violenze indicibili. Ma c'è chi ancora punta il dito contro le Ong. Sono stati costruiti pregiudizi ad arte, che hanno creato una realtà parallela e spento lo spirito critico di una parte del Paese che non considera più i dati oggettivi e le sentenze dei tribunali. La verità è che la nostra è l’unica vera azione di disturbo nei confronti dei trafficanti, perché quando arriviamo noi, loro, travestiti da Guardia costiera, non possono ricatturare i profughi, per torturarli di nuovo, estorcergli ancora denaro, e così via. Dopo aver salvato 237 esseri umani nel 2019, tra cui 27 bambini di meno di nove anni, almeno 10 sotto i due anni, con 7 missioni di soccorso effettuate grazie a 800 iniziative di sostegno in Italia e poco più di un milione di euro di crowdfunding (grazie al contributo di cittadini comuni, l’offerta media è di 25 euro) Mediterranea annuncia di non volersi piegare ad alcun ricatto. Il grimaldello formale utilizzato per fermarci verrà presto distrutto in via giudiziale.

Il divieto di sbarco per il profughi a bordo della Mare Jonio, la nave di soccorso della missione Mediterranea, è stato uno degli ultimi colpi di coda del governo giallonero. Firmato da Matteo Salvini, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli è rimasto in vigore dal 28 agosto al 2 settembre ed è stato seguito da un incredibile epilogo. Mentre l’autorità portuale concedeva il permesso di entrare in acque territoriali e far scendere a terra i migranti per «motivi sanitari», le Fiamme gialle consegnavano alla ong una multa da 300mila euro per aver violato la legge Salvini. Ora al governo la Lega non c’è più ma ci sono i Cinquestelle che hanno approvato le leggi sicurezza dell’ex alleato e controfirmato i suoi divieti. E c’è il Partito democratico che molto ha insistito sulla questione della discontinuità con l’esecutivo precedente come condizione per formare un nuovo governo insieme al Movimento5s.

Chissà se la discontinuità varrà anche in tema di immigrazione. Ne parliamo con Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea.

La discontinuità, qualora ci fosse, dovrebbe avvenire non solo rispetto a questi ultimi 14 mesi. L’inizio di questa fase di disumanità ha una data, il 2 febbraio 2017, quando un ministro del Partito democratico riesce a far firmare al presidente del Consiglio Gentiloni il Memorandum di intesa con la Libia. È lì che si è passato il messaggio che pur di difendere le frontiere si può vendere l’anima, facendo accordi con un Paese che all’epoca non era in guerra civile, certo, ma era già governato da milizie, era costellato da centri di detenzione dove le persone venivano torturate, che non aveva firmato la convenzione di Ginevra sui rifugiati.

Sei giorni e cinque notti. Tanto è durata l’ultima odissea di Mare Jonio. A bordo, assieme allo staff di volontari della ong c’erano 98 sopravvissuti. Profughi, strappati alle onde del mare la mattina del 28 agosto. Tra loro, 22 bambini sotto i dieci anni, altri sei minorenni, 26 donne, di cui almeno otto in stato di gravidanza. In fuga da violenze indicibili. Ma c’è chi ancora punta il dito contro le Ong.

Sono stati costruiti pregiudizi ad arte, che hanno creato una realtà parallela e spento lo spirito critico di una parte del Paese che non considera più i dati oggettivi e le sentenze dei tribunali. La verità è che la nostra è l’unica vera azione di disturbo nei confronti dei trafficanti, perché quando arriviamo noi, loro, travestiti da Guardia costiera, non possono ricatturare i profughi, per torturarli di nuovo, estorcergli ancora denaro, e così via.

Dopo aver salvato 237 esseri umani nel 2019, tra cui 27 bambini di meno di nove anni, almeno 10 sotto i due anni, con 7 missioni di soccorso effettuate grazie a 800 iniziative di sostegno in Italia e poco più di un milione di euro di crowdfunding (grazie al contributo di cittadini comuni, l’offerta media è di 25 euro) Mediterranea annuncia di non volersi piegare ad alcun ricatto.

Il grimaldello formale utilizzato per fermarci verrà presto distrutto in via giudiziale.