L’ondata di giubilo che ha attraversato il Paese per il parto del Contebis è stata turbata da un cruccio: “E moh, che fa Calenda?”. Questa la domanda che turba le notti italiane di fine estate. No, Calenda non è d’accordo. Si è iscritto da poco al Pd, ma minacciando subito di lasciarlo, e già quella minaccia seminò il panico. Ora, da parlamentare europeo del Pd in calzoncini corti, il gemello cicciotello di Renzi dichiara a stampa e Tv unificate che lui no, non è d’accordo.
Ora la domanda “E moh, che fa Calenda?” sarebbe meno drammatica se non fosse preceduta da un’altra domanda ancora più diffusa e inquietante: “Ma chicazzè Calenda?”, che ha fatto costui nella sua giovane vita, da dove viene, chi o che cosa rappresenta? Ah, saperlo, saperlo!
Il fatto è che fra i poteri del potere è decisivo – lo sappiamo bene tutti – il monopolio dell’informazione (le eccezioni come Left si contano sulle dita della mano di Capitan Uncino), ma questo terribile potere non consiste solo nell’occultare le notizie, consiste anche nel creare ex nihilo (dal nulla) le cose, e le persone.
Che l’informazione occulti le notizie che non si devono sapere lo sappiamo tutti. Per dirne una soltanto: qualcuno ci dice che fine ha fatto il venezuelano Guaidò, colui che si autoproclamò presidente del Venezuela, ricevendo subito oltre al plauso unanime dei media arruolati anche il pronto riconoscimento internazionale, in testa la Ue e la piddina Mogherini? Di Guaidò non ne sappiamo più nulla. Qualche maligno potrebbe spiegare questo assordante silenzio con il semplice fatto che il golpe targato Usa è stato sconfitto dal governo e dal popolo del Venezuela. Non ce lo fanno sapere, non lo sapremo mai.
È certo terribile, e ormai para-criminale, questo potere dei media del potere di non far sapere, ma non è meno importante il potere di creare dal nulla. Ogni tanto costoro si inventano qualcuno, qualche faccia, qualche personaggio, di solito qualche politico. Lo citano, lo intervistano, ne fanno il centro di progetti e proposte, e alle masse in attesa non resta che votarlo ubbidienti, quando dovranno farlo. Poi lo lasciano cadere.
Chi crea può anche annichilire. Qualcuno ricorda il banchiere Passera, o il buon Pisapia che – pochi mesi or sono – dovevano fare il Capo del Governo o l’atteso leader di tutta intera la “sinistra”? Lo stesso fu prima ancora (ricordate?) per Montezemolo, detto Luchino, ma almeno lui riportava il bastone ad Agnelli quando glielo tirava ai giardinetti per divertirsi. Ma uno come Pizzarotti? Perché dobbiamo sapere come la pensa il sindaco di una città medio-piccola come Parma, mentre non sappiamo nulla di cosa pensa il sindaco di Cremona o quello di Viterbo?
E Cottarelli, ricordate Cottarelli? Per un pomeriggio fu addirittura sul punto di presiedere il governo, ora si sa solo che ha vinto un lucrosissimo premio para-letterario. E la Polverini? Creata dal nulla con un bel po’ di apparizioni televisive a Ballarò, questa modesta sindacalista e di destra fu persino eletta presidente della regione Lazio.
Che ne è di lei? Persino Marco Rizzo, di cui si erano perse le tracce dopo che aveva votato con il governo D’Alema per i bombardamenti in Jugoslavia, ci dice ora la sua in Tv dalla Gruber o sulle colonne del Corriere della sera, con la modesta auto-qualifica di segretario del Partito Comunista (ma senza la ‘I’ finale), mentre altri segretari di altri partiti comunisti, nonostante tutto un po’ più consistenti, non si vedono né si sentono mai.
L’elenco degli inventati sarebbe troppo lungo, e davvero poco piacevole. E di solito questi creati dal nulla sono delle nullità.
Per ora accontentiamoci di capire che la creazione dei personaggi politici è parte non indifferente del potere mediatico che distrugge la democrazia assorbendola. Nel frattempo ci resta, irrisolto, il terribile rovello: “E moh che fa Calenda?”.