Il Parlamento europeo ha votato con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti una risoluzione che afferma l’equiparazione fra nazifascismo e comunismo. Hanno votato a favore il PPE (di Berlusconi e Aznar), i cosiddetti liberali, i partiti parafascisti dell’ungherese Orban e del polacco Kaczyński, i parlamentari apertamente neofascisti e neonazisti e l’intero gruppo del PD, in buona compagnia con la Lega e FdI. I 5 Stelle si sono astenuti. È accaduto il 19 settembre. Questi i nomi dei parlamentari del PD presenti che hanno votato a favore, un elenco da tenere bene a mente (soprattutto da parte dei tanti compagni che li hanno votati “sennò-viene-salvini”): Bartolo (PD), Benifei (PD), Bonafè (PD), Calenda (PD), Chinnici (PD), Cozzolino (PD), Danti (PD), De Castro (PD), Ferrandino (PD), Gualmini (PD), Moretti (PD), Picierno (PD), Pisapia (PD), Tinagli (PD). Spicca fra loro il nome dell’on. Pisapia, che quando era comunista era più comunista di tutti noi comunisti, con le parole e con gli atti. Non risultano peraltro dissociazioni o critiche da parte degli euro-parlamentari del PD assenti al momento del voto. In mezzo a una serie di banalità e di ovvietà (come la condanna del razzismo o il richiamo al Processo di Norimberga) la lunga risoluzione fra l’altro richiama il fatto “che in alcuni Stati membri la legge vieta le ideologie comuniste e naziste”, appunto equiparandole, vergognosamente. Senza contare che il richiamo al divieto del comunismo e del nazismo (come se fossero la stessa cosa!) si oppone frontalmente alla Costituzione italiana che – fino a prova contraria – proibisce il fascismo e reca la firma del comunista Umberto Terracini. Berlusconi e Salvini forse neppure lo sanno, ma il giurista on. Pisapia avrebbe dovuto ricordarsene. Così recita ancora la risoluzione della vergogna: Il Parlamento Europeo (….) invita tutti gli Stati membri dell’UE a formulare una valutazione chiara e fondata su principi riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista. La parte più agghiacciante della risoluzione è però quella in cui si propone un nuovo asse ideologico-formativo come compito della Comunità Europea, ad esempio invitando: tutti gli Stati membri a celebrare il 23 agosto come la Giornata europea di commemorazione delle vittime dei regimi totalitari a livello sia nazionale che dell’UE e a sensibilizzare le generazioni più giovani su questi temi inserendo la storia e l’analisi delle conseguenze dei regimi totalitari nei programmi didattici e nei libri di testo di tutte (sic!) le scuole dell’Unione. C’è da tremare a pensare chi dovrebbe scrivere questi libri di testo unificati e unici (!) per tutta l’Europa. In quei libri ai giovani europei toccherà studiare quello che la risoluzione-vergogna afferma, cioè che la seconda guerra mondiale fu provocata ... dal patto Molotov-Von Ribbentrop (23 agosto 1939). Così la risoluzione trascura, e anzi nasconde, il fatto storico fondamentale, cioè che quasi un anno prima di quel patto (cioè il 30 settembre 1938) le democraticissime Francia e Inghilterra (Daladier e Chamberlain) avevano firmato a Monaco un patto con Hitler e Mussolini, lasciando alla Germania mano libera perché facesse la guerra ad Est, invadendo la Cecoslovacchia e annettendo i Sudeti, con la prospettiva di attaccare l’URSS. In quell’occasione anche la proposta dell’URSS di mandare truppe contro i tedeschi in difesa della Cecoslovacchia fu rifiutata da Francia e Inghilterra (e contrastata dalla Polonia). Churchill commentò ai Comuni la vile politica di appeasement del suo Governo con la frase “Dovevate scegliere fra l’onore e la guerra: avete scelto il disonore e avrete la guerra”. Un anno e oltre dopo Monaco, invece di attendere pazientemente che Hitler, col pieno consenso degli anglo-francesi, attaccasse a Est, l’URSS firmò quel patto, che naturalmente provocò tanti problemi ai comunisti di tutta Europa ma che si rivelò decisivo per guadagnare tempo e spazio (Hitler attaccò l’URSS il 22 giugno 1941), cioè per preparare militarmente l’URSS alla terribile guerra che si profilava e soprattutto per spingere Hitler a combattere contemporaneamente su due fronti, sia ad Ovest sia ad Est. Dello stesso livello (miserabile) della ricostruzione storiografica è la linea culturale che la risoluzione propone, incoraggiando: gli Stati membri a promuovere l’istruzione attraverso la cultura tradizionale (sic! chissà se anche il rosario di Salvini o il femminicidio fanno parte della “cultura tradizionale”? NdR) sulla diversità della nostra società (sic!) e sulla nostra storia comune, compresa l’istruzione in merito alle atrocità della Seconda guerra mondiale, come l’Olocausto, e alla sistematica disumanizzazione delle sue vittime nell’arco di alcuni anni; - chiede inoltre che il 25 maggio, anniversario dell’esecuzione del comandante Witold Pilecki, eroe di Auschwitz (si tratta di un ufficiale polacco che riuscì incredibilmente a fuggire da Auschwitz e fu fucilato nel 1948 in Polonia con l’accusa di spionaggio per la Gran Bretagna, NdR), sia proclamato “Giornata internazionale degli eroi della lotta contro il totalitarismo”. Poi la risoluzione svela la sua vera ratio politica, che consiste nel rilancio di una nuova guerra fredda contro la Russia, fra l’altro identificando senz’altro la CE con la NATO: sottolinea che, alla luce della loro adesione all’UE e alla NATO, i paesi dell’Europa centrale e orientale non solo sono tornati in seno alla famiglia europea di paesi democratici liberi (sic! Vedi gli atti dei Governi di Polonia e Ungheria, NdR), ma hanno anche dato prova di successo, con l’assistenza dell’UE, nelle riforme e nello sviluppo socioeconomico; sottolinea, tuttavia, che questa opzione dovrebbe rimanere aperta ad altri paesi europei, come previsto dall’articolo 49 TUE; - sostiene che la Russia rimane la più grande vittima del totalitarismo comunista e che il suo sviluppo in uno Stato democratico continuerà a essere ostacolato fintantoché il governo, l’élite politica e la propaganda politica continueranno a insabbiare i crimini del regime comunista e ad esaltare il regime totalitario sovietico; invita pertanto la società russa a confrontarsi con il suo tragico passato; - è profondamente preoccupato per gli sforzi dell’attuale leadership russa volti a distorcere i fatti storici e a insabbiare i crimini commessi dal regime totalitario sovietico; considera tali sforzi una componente pericolosa della guerra di informazione condotta contro l’Europa democratica allo scopo di dividere l’Europa e invita pertanto la Commissione a contrastare risolutamente tali sforzi; Non a caso, incredibilmente, in spregio ad ogni norma di non ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano, la risoluzione del Parlamento europeo sarà inviata, perché imparino qualcosa, anche: - alla Duma russa (sic!) e ai parlamenti dei paesi del partenariato orientale. Cosa c’è di meglio dunque che invitare ad abbattere un po’ di monumenti che ricordano la vittoriosa guerra antifascista dei popoli europei? Come hanno già fatto in Ungheria con l’abbattimento delle targhe dedicate al grande filosofo marxista Lukàcs e perfino del monumento a Imre Nagy, il comunista leader della rivolta antistalinista del 1956: - osserva la permanenza, negli spazi pubblici di alcuni Stati membri, di monumenti e luoghi commemorativi (parchi, piazze, strade, ecc.) che esaltano regimi totalitari, il che spiana la strada alla distorsione dei fatti storici circa le conseguenze della Seconda guerra mondiale, nonché alla propagazione di regimi politici totalitari. Ora, non è mai buon segno quando la politica pretende di riscrivere la storia: l’unica cosa che la politica può e deve fare a proposito della storia è favorirne lo studio. Ma in questo caso si tratta di cancellare, anzi di rovesciare, l’intera storia del Novecento europeo, che è essenzialmente fatta della lotta per la liberazione delle masse popolari, condotta in prima persona da socialisti e comunisti, e contro cui si scatenò la furia omicida del nazi-fascismo. Così si tratta di cancellare l’antifascismo (la vera matrice, se ce n’è una, dell’Europa democratica), la Resistenza, la guerra contro Hitler e Mussolini a cui i sovietici (non dimentichiamolo mai) contriburono con venti milioni di morti. Checché ne dica il buon Benigni, il campo di Auschwitz fu liberato dai sovietici, con la stella rossa sul berretto, non dagli americani. E non a caso Primo Levi ebbe parole di fuoco verso chi equiparava nazismo e comunismo. Ma forse oggi anche Pisapia e Co., come Benigni, debbono vendere la loro narrazione menzogneraa a Holywood? Tuttavia se la nuova destra unificata europea (che si è manifestata nel voto-vergogna di Bruxelles) vuole ragionare di atrocità e di valori, noi siamo pronti: parleremmo volentieri delle atrocità del colonialismo europeo, dei massacri contro i popoli africani perpetrati da inglesi, francesi, tedeschi, belgi, olandesi, spagnoli, portoghesi e – ce lo scordiamo troppo spesso – italiani (usando per la prima volta i gas contro la popolazione civile); parleremmo volentieri delle guerre di sterminio scatenate dagli europei, al seguito del padrone americano, di recente contro la Jugoslavia, e l’Iraq e la Libia etc.; parleremmo volentieri del razzismo e dell’antisemitismo di cui la borghesia europea e quella italiana si sono macchiate ben prima di Hitler; parleremmo volentieri del sostegno sempre fornito dai Governi europei alle aggressioni e ai massacri compiuti dal padrone americano, fino ai nostri giorni, ad es. in America Latina, o dell’appoggio europeo al criminale “bloqueo” contro Cuba e il Venezuela; parleremmo del terrorimo e del golpismo, della scia di sangue che accompagna tutta la storia della nostra Repubblica, sempre ad opera della triade fascisti-servizi segreti-CIA; e oggi parleremmo volentieri soprattutto dei sacri diritti di cittadinanza universale negati (proprio dai votanti della mozione-vergogna!) al popolo dei migranti, del loro respingimento che equivale a condanna a morte. Finché non parlerà di tutto questo, a proposito di valori e di condanna delle atrocità, la nuova destra unificata europea dovrebbe almeno tacere.

Il Parlamento europeo ha votato con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti una risoluzione che afferma l’equiparazione fra nazifascismo e comunismo. Hanno votato a favore il PPE (di Berlusconi e Aznar), i cosiddetti liberali, i partiti parafascisti dell’ungherese Orban e del polacco Kaczyński, i parlamentari apertamente neofascisti e neonazisti e l’intero gruppo del PD, in buona compagnia con la Lega e FdI. I 5 Stelle si sono astenuti. È accaduto il 19 settembre.
Questi i nomi dei parlamentari del PD presenti che hanno votato a favore, un elenco da tenere bene a mente (soprattutto da parte dei tanti compagni che li hanno votati “sennò-viene-salvini”): Bartolo (PD), Benifei (PD), Bonafè (PD), Calenda (PD), Chinnici (PD), Cozzolino (PD), Danti (PD), De Castro (PD), Ferrandino (PD), Gualmini (PD), Moretti (PD), Picierno (PD), Pisapia (PD), Tinagli (PD). Spicca fra loro il nome dell’on. Pisapia, che quando era comunista era più comunista di tutti noi comunisti, con le parole e con gli atti. Non risultano peraltro dissociazioni o critiche da parte degli euro-parlamentari del PD assenti al momento del voto.
In mezzo a una serie di banalità e di ovvietà (come la condanna del razzismo o il richiamo al Processo di Norimberga) la lunga risoluzione fra l’altro richiama il fatto “che in alcuni Stati membri la legge vieta le ideologie comuniste e naziste”, appunto equiparandole, vergognosamente. Senza contare che il richiamo al divieto del comunismo e del nazismo (come se fossero la stessa cosa!) si oppone frontalmente alla Costituzione italiana che – fino a prova contraria – proibisce il fascismo e reca la firma del comunista Umberto Terracini. Berlusconi e Salvini forse neppure lo sanno, ma il giurista on. Pisapia avrebbe dovuto ricordarsene.
Così recita ancora la risoluzione della vergogna:
Il Parlamento Europeo (….) invita tutti gli Stati membri dell’UE a formulare una valutazione chiara e fondata su principi riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista.
La parte più agghiacciante della risoluzione è però quella in cui si propone un nuovo asse ideologico-formativo come compito della Comunità Europea, ad esempio invitando:
tutti gli Stati membri a celebrare il 23 agosto come la Giornata europea di commemorazione delle vittime dei regimi totalitari a livello sia nazionale che dell’UE e a sensibilizzare le generazioni più giovani su questi temi inserendo la storia e l’analisi delle conseguenze dei regimi totalitari nei programmi didattici e nei libri di testo di tutte (sic!) le scuole dell’Unione.
C’è da tremare a pensare chi dovrebbe scrivere questi libri di testo unificati e unici (!) per tutta l’Europa. In quei libri ai giovani europei toccherà studiare quello che la risoluzione-vergogna afferma, cioè che la seconda guerra mondiale fu provocata … dal patto Molotov-Von Ribbentrop (23 agosto 1939). Così la risoluzione trascura, e anzi nasconde, il fatto storico fondamentale, cioè che quasi un anno prima di quel patto (cioè il 30 settembre 1938) le democraticissime Francia e Inghilterra (Daladier e Chamberlain) avevano firmato a Monaco un patto con Hitler e Mussolini, lasciando alla Germania mano libera perché facesse la guerra ad Est, invadendo la Cecoslovacchia e annettendo i Sudeti, con la prospettiva di attaccare l’URSS. In quell’occasione anche la proposta dell’URSS di mandare truppe contro i tedeschi in difesa della Cecoslovacchia fu rifiutata da Francia e Inghilterra (e contrastata dalla Polonia). Churchill commentò ai Comuni la vile politica di appeasement del suo Governo con la frase “Dovevate scegliere fra l’onore e la guerra: avete scelto il disonore e avrete la guerra”.
Un anno e oltre dopo Monaco, invece di attendere pazientemente che Hitler, col pieno consenso degli anglo-francesi, attaccasse a Est, l’URSS firmò quel patto, che naturalmente provocò tanti problemi ai comunisti di tutta Europa ma che si rivelò decisivo per guadagnare tempo e spazio (Hitler attaccò l’URSS il 22 giugno 1941), cioè per preparare militarmente l’URSS alla terribile guerra che si profilava e soprattutto per spingere Hitler a combattere contemporaneamente su due fronti, sia ad Ovest sia ad Est.
Dello stesso livello (miserabile) della ricostruzione storiografica è la linea culturale che la risoluzione propone, incoraggiando:
gli Stati membri a promuovere l’istruzione attraverso la cultura tradizionale (sic! chissà se anche il rosario di Salvini o il femminicidio fanno parte della “cultura tradizionale”? NdR) sulla diversità della nostra società (sic!) e sulla nostra storia comune, compresa l’istruzione in merito alle atrocità della Seconda guerra mondiale, come l’Olocausto, e alla sistematica disumanizzazione delle sue vittime nell’arco di alcuni anni;
– chiede inoltre che il 25 maggio, anniversario dell’esecuzione del comandante Witold Pilecki, eroe di Auschwitz (si tratta di un ufficiale polacco che riuscì incredibilmente a fuggire da Auschwitz e fu fucilato nel 1948 in Polonia con l’accusa di spionaggio per la Gran Bretagna, NdR), sia proclamato “Giornata internazionale degli eroi della lotta contro il totalitarismo”.
Poi la risoluzione svela la sua vera ratio politica, che consiste nel rilancio di una nuova guerra fredda contro la Russia, fra l’altro identificando senz’altro la CE con la NATO:
sottolinea che, alla luce della loro adesione all’UE e alla NATO, i paesi dell’Europa centrale e orientale non solo sono tornati in seno alla famiglia europea di paesi democratici liberi (sic! Vedi gli atti dei Governi di Polonia e Ungheria, NdR), ma hanno anche dato prova di successo, con l’assistenza dell’UE, nelle riforme e nello sviluppo socioeconomico; sottolinea, tuttavia, che questa opzione dovrebbe rimanere aperta ad altri paesi europei, come previsto dall’articolo 49 TUE;
sostiene che la Russia rimane la più grande vittima del totalitarismo comunista e che il suo sviluppo in uno Stato democratico continuerà a essere ostacolato fintantoché il governo, l’élite politica e la propaganda politica continueranno a insabbiare i crimini del regime comunista e ad esaltare il regime totalitario sovietico; invita pertanto la società russa a confrontarsi con il suo tragico passato;
è profondamente preoccupato per gli sforzi dell’attuale leadership russa volti a distorcere i fatti storici e a insabbiare i crimini commessi dal regime totalitario sovietico; considera tali sforzi una componente pericolosa della guerra di informazione condotta contro l’Europa democratica allo scopo di dividere l’Europa e invita pertanto la Commissione a contrastare risolutamente tali sforzi;
Non a caso, incredibilmente, in spregio ad ogni norma di non ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano, la risoluzione del Parlamento europeo sarà inviata, perché imparino qualcosa, anche:
alla Duma russa (sic!) e ai parlamenti dei paesi del partenariato orientale.
Cosa c’è di meglio dunque che invitare ad abbattere un po’ di monumenti che ricordano la vittoriosa guerra antifascista dei popoli europei? Come hanno già fatto in Ungheria con l’abbattimento delle targhe dedicate al grande filosofo marxista Lukàcs e perfino del monumento a Imre Nagy, il comunista leader della rivolta antistalinista del 1956:
osserva la permanenza, negli spazi pubblici di alcuni Stati membri, di monumenti e luoghi commemorativi (parchi, piazze, strade, ecc.) che esaltano regimi totalitari, il che spiana la strada alla distorsione dei fatti storici circa le conseguenze della Seconda guerra mondiale, nonché alla propagazione di regimi politici totalitari.
Ora, non è mai buon segno quando la politica pretende di riscrivere la storia: l’unica cosa che la politica può e deve fare a proposito della storia è favorirne lo studio. Ma in questo caso si tratta di cancellare, anzi di rovesciare, l’intera storia del Novecento europeo, che è essenzialmente fatta della lotta per la liberazione delle masse popolari, condotta in prima persona da socialisti e comunisti, e contro cui si scatenò la furia omicida del nazi-fascismo. Così si tratta di cancellare l’antifascismo (la vera matrice, se ce n’è una, dell’Europa democratica), la Resistenza, la guerra contro Hitler e Mussolini a cui i sovietici (non dimentichiamolo mai) contriburono con venti milioni di morti. Checché ne dica il buon Benigni, il campo di Auschwitz fu liberato dai sovietici, con la stella rossa sul berretto, non dagli americani. E non a caso Primo Levi ebbe parole di fuoco verso chi equiparava nazismo e comunismo. Ma forse oggi anche Pisapia e Co., come Benigni, debbono vendere la loro narrazione menzogneraa a Holywood?
Tuttavia se la nuova destra unificata europea (che si è manifestata nel voto-vergogna di Bruxelles) vuole ragionare di atrocità e di valori, noi siamo pronti: parleremmo volentieri delle atrocità del colonialismo europeo, dei massacri contro i popoli africani perpetrati da inglesi, francesi, tedeschi, belgi, olandesi, spagnoli, portoghesi e – ce lo scordiamo troppo spesso – italiani (usando per la prima volta i gas contro la popolazione civile); parleremmo volentieri delle guerre di sterminio scatenate dagli europei, al seguito del padrone americano, di recente contro la Jugoslavia, e l’Iraq e la Libia etc.; parleremmo volentieri del razzismo e dell’antisemitismo di cui la borghesia europea e quella italiana si sono macchiate ben prima di Hitler; parleremmo volentieri del sostegno sempre fornito dai Governi europei alle aggressioni e ai massacri compiuti dal padrone americano, fino ai nostri giorni, ad es. in America Latina, o dell’appoggio europeo al criminale “bloqueo” contro Cuba e il Venezuela; parleremmo del terrorimo e del golpismo, della scia di sangue che accompagna tutta la storia della nostra Repubblica, sempre ad opera della triade fascisti-servizi segreti-CIA; e oggi parleremmo volentieri soprattutto dei sacri diritti di cittadinanza universale negati (proprio dai votanti della mozione-vergogna!) al popolo dei migranti, del loro respingimento che equivale a condanna a morte.
Finché non parlerà di tutto questo, a proposito di valori e di condanna delle atrocità,
la nuova destra unificata europea dovrebbe almeno tacere.