Se volete una dimostrazione plastica, come se ce ne fosse ancora bisogno, della vigliaccheria di questi feticisti delle armi (che spesso sono quelli che ci dicono che il razzismo non esiste) allora ci basta spostarsi a Roma. Ricordate quando il 17 luglio dell’anno scorso una bambina rom venne colpita da un proiettile sparato da un balcone? Si disse che la bambina forse non avrebbe più potuto camminare e furono in molti a dire che si stava esagerando, che si stava facendo molto inutile baccano.
Ebbene la piccola Cerasela sarà zoppa tutta la vita, con un’invalidità riconosciuta del 15/18% e lo sparatore Marco Arezio, ex dipendente del Senato, dopo essersi costituito (quattro giorni dopo l’accaduto) insiste nel dire che quel colpo sarebbe partito accidentalmente: di certo quel fucile, carabina Hatsan Bt ad aria compressa calibro 5,5, era stato potenziato illecitamente. Arezio dice che lo stava pulendo (evidentemente con il colpo in canna): strano modo di pulire i fucili mentre si è sul balcone e si punta verso un parco di bambini.
Insomma Arezio ora propone di patteggiare la pena e offre 220.000 euro alla piccola. Rimane nello sfondo il fatto che in quella zona proprio quel parco sia da tempo il pomo della discordia perché frequentato da rom. Al tempo i testimoni dichiaravano: «Sono stato tra i primi a soccorrere la bimba. Ho chiamato anche io il 118. Non va bene quello che è successo, ingiustificabile. Tuttavia qui c’ è troppo degrado, lei farebbe giocare sua figlia qui?», oppure «Ogni tanto si affaccia una signora dal terrazzino e ci urla: zingari andate via».
Difendono il diritto di essere armati, difendono (anche se in questo caso è da dimostrare) il diritto alla violenza e all’odio, difendono il diritto di pulire armi illegali sul balcone e poi frignano. Come sempre, frignano.
Buon giovedì.