Viaggio nella regione baluardo della resistenza (e della vittoria) contro l’Isis e dove il progetto di confederazione democratica del popolo curdo è un modello di società per il futuro. Il reportage della giornalista statunitense uscito su The New York Review of Books

In qualità di capo negoziatore di fatto della regione liberata chiamata Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale, Ilham Ahmed, copresidente curda del Consiglio democratico siriano, ha molto a cui pensare. Negli ultimi mesi, ha viaggiato negli Stati Uniti e in Europa, negoziando il futuro di un’area in cui vivono tra 5 e 6 milioni di persone, inclusa una consistente parte dei 6 milioni e 200mila sfollati siriani interni e, recentemente, migliaia di famiglie coinvolte nel terrorismo dello Stato islamico che oggi vivono nei campi profughi. Mentre Ahmed continua le delicate trattative con le superpotenze mondiali in merito allo status di questo territorio, il futuro è, in una certa misura, nelle sue mani.

Con la determinazione negli occhi e la fronte corrucciata, il suo viso testimonia questa formidabile responsabilità. Ma a bordo della sua utilitaria nera, guidando attraverso le pianure coperte da prati lussureggianti e pecore al pascolo, Ahmed si concede un momento per riflettere su una lezione della storia mentre si dirige a Sud, attraverso la provincia di Deir al-Zour, per l’annuncio ufficiale della disfatta del cosiddetto califfato dell’Isis.

Nell’anno 612 prima dell’era volgare, mi racconta, i Guti, gli antichi abitanti della Mesopotamia che i curdi talvolta indicano come loro antenati, si unirono ai Medi e ad altre tribù per respingere il loro oppressore, il re assiro Zuhak. «Erano tutti d’accordo ad accendere la torcia della libertà quel 21 marzo, lo stesso giorno in cui abbiamo dichiarato la fine della battaglia (contro l’Isis)» dice, raccontando la leggenda di Nowroz, il capodanno curdo – una celebrazione di rinascita e rinnovamento che è diventata il simbolo della resistenza popolare.

«A quel tempo, c’era una confederazione di tribù… [©NYR – traduzione di Alessia Gasparini]

Debbie Bookchin è una giornalista e una scrittrice statunitense. Venerdì 4 ottobre alle 17 presso il Teatro Comunale, Debbie Bookchin è stata ospite del Festival di Internazionale a Ferrara.

Il reportage di Debbie Bookchin prosegue su Left del 4 ottobre 2019

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