Un viaggio dello sguardo tra chiese rupestri, eremi e grotte della Murgia materana. È l’itinerario che tre illustratori – Antonio Cammareri, Stefania D’Amato e Luogo comune – stanno portando a termine per la residenza Un Atlante del paesaggio rupestre, cofinanziata da Matera Capitale Europea della Cultura 2019, e realizzata da Arci Basilicata in collaborazione con Arci nazionale.
Il paesaggio della Murgia materana è popolato da innumerevoli luoghi di culto scavati nelle rocce, per secoli abitati da gruppi religiosi, pellegrini ed eremiti. La relazione secolare e la coabitazione tra uomo e natura aspra costituiscono un palinsesto di suggestioni che è al centro dell’osservazione degli artisti.
I Sassi e il parco delle chiese rupestri di Matera, così come tutti gli insediamenti lungo le gravine di Basilicata e Puglia sono una testimonianza eccezionale di adattamento al contesto geomorfologico e all’ecosistema che l’uomo è riuscito a interpretare con continuità per oltre due millenni.
Un ecosistema che è un palinsesto di epoche e usi differenti in cui l’isolamento e la coabitazione con la natura aspra sono state le costanti che l’uomo ha dovuto affrontare per sopravvivere. La nomina a Capitale europea della cultura, a poco più di cinquant’anni dall’epiteto di “vergogna nazionale” attribuitogli da Togliatti, ha contribuito a consolidare l’affrancamento che questo territorio ha condotto rispetto alle condizioni dell’abitare.
Ma tuttora le aree interne italiane vivono una condizione di marginalizzazione e spopolamento complessivo, dovute in gran parte ad una condizione sempre più emergenziale rispetto ai servizi essenziali, all’accesso all’istruzione scolastica o alla sanità, per non parlare dell’offerta culturale. Raccontare l’Italia interna oggi è quantomai necessario per far emergere un pezzo della nostra nazione che rappresenta in sostanza il 60 per cento dell’intera penisola.
La metà dei comuni italiani, infatti, fa parte di questa categoria e qui vive il 22 per cento della popolazione (dati Snai, Strategia nazionale delle aree interne). La recente pubblicazione Riabitare l’Italia, ha delineato la fisionomia di un Paese – in gran parte annodato dalla fascia appenninica e alpina – allontanatosi progressivamente dal sistema statale. Questo è accaduto negli anni anche perché i servizi di cittadinanza sono sempre stati legati ad una visione economicistica, considerati “variabile dipendenti dello sviluppo”.
È infatti «solo garantendo ai cittadini di queste aree effettiva opportunità di godere di servizi civili di base è possibile invertire il trend di rarefazione demografica, riattivare economie locali e consolidare i focoloai sparsi di ripopolamento e rigenerazione comunità locali».
Un inquadramento sistemico della questione è stato definito dalla Strategia nazionale aree interne, che ha il merito di aver realizzato piani territoriali, coprogettandoli con enti locali e soggetti del territorio, per rispondere ai bisogni delle comunità.
In questo panorama non mancano delle controstorie, degli episodi di attivazione sociale, di reti comunitarie che provano ad autoprodurre lavoro, servizi culturali, percorsi educativi per resistere all’isolamento e al degrado.
Da queste storie di mutualismo, di solidarietà, di nuovi cittadini che contribuiscono a ripopolare i paesi e le scuole, si può tracciare un nuovo immaginario di questi territori, che necessitamente ha bisogno di mettersi in relazione, di crescere e di avere riscontro e attenzione dalla dimensione istituzionale. Per questo è sostanziale il ruolo delle organizzazioni civiche, delle reti di comunità, dell’intermediazione sociale e culturale in grado di far emergere bisogni ed esigenze dei territori, di protagonismo diretto della cittadinanza.
Per questo l’11 ottobre a Matera, presso le Fondazione Le Monacelle si tiene l’incontro nazionale Contro l’isolamento. Percorsi di rigenerazione a base culturale delle aree interne, promosso da Arci nazionale e con l’obiettivo di aprire una riflessione di carattere nazionale sul ruolo del terzo settore nella rigenerazione dei territori, del tessuto sociale e culturale delle aree di margine.
Un atlante del paesaggio rupestre prova a ricomporre questi paesaggi di margine unendo la morfologia del territorio ai nuovi segni, ai nuovi cittadini. Gli artisti in residenza hanno incontrato esperti, camminatori, storici e grafici, hanno realizzato un murales a Montescaglioso con un gruppo di richiedenti asilo dello Sprar di Arci Basiicata e il circolo Arci La Lampa e stanno lavorando ad un atlante di un paesaggio che è una mappa dell’immaginario, insieme arcaico e moderno, di questi territori.