L’identità di cui parlano coloro che hanno alimentato la querelle sul tortellino è una fake news. La storia infatti dimostra che non esistono identità culturali fisse e immodificabili. E la ricerca delle “radici” ci porta ad altre culture e ad altri popoli che abbiamo incontrato

Il tema dell’identità viene spesso chiamato in causa per intendere qualcosa che ci contraddistingue immutato nei secoli. Ne è un esempio la querelle sul tortellino bolognese, che ha alimentato le cronache locali e nazionali di qualche settimana fa: ai primi di ottobre, in occasione della festa patronale, a Bologna è stato presentato un tortellino col ripieno di pollo anziché di maiale, come gesto amicale e strumento di inclusione di chi non vuole o non può mangiare carne suina; subito qualcuno ha gridato al tradimento delle identità culturali, della tradizione, della storia.

Posizioni del genere non stupiscono, giacché il cibo è un oggetto di tale densità emotiva che ogni discorso sul cibo finisce per essere anche un discorso politico, che riflette il modo di immaginare il mondo, la società, il rapporto con gli altri. Un discorso politico nel senso della polis, la comunità civile, e delle regole di convivenza che vi si stabiliscono.

Non è strano, in questo senso, che il tortellino (come già è accaduto al cuscus, alla polenta, a tanti altri cibi-simbolo) diventi anche una bandiera. Il fondamentalismo gastronomico è una delle tante declinazioni – particolarmente “sensibile” e facile da comunicare – di un atteggiamento politico che cerco di combattere, non sul piano teorico e ideologico (questa sarebbe una normale dialettica di pensieri discordanti) bensì sul piano dell’analisi storica: perché il messaggio che viene dalla storia è molto chiaro, e molto diverso da quello che…

L’articolo di Massimo Montanari prosegue su Left in edicola dall’11 ottobre

SOMMARIO ACQUISTA

Massimo Montanari è docente di Storia medievale e di Storia dell’alimentazione all’Università di Bologna e dirige il Master europeo “Storia e cultura dell’alimentazione”. È uno dei maggiori specialisti in storia dell’alimentazione intesa come storia a tutto campo che comprende gli aspetti della cultura, dell’economia e delle istituzioni. Ha appena pubblicato per Laterza “Il mito delle origini. Breve storia degli spaghetti al pomodoro”. Nel libro, seguendo le tracce del piatto italiano per eccellenza, Massimo Montanari risale a tempi antichi e a terre lontane – dall’Asia all’America, dall’Africa all’Europa, dalle prime civiltà agricole passando per il Medioevo e arrivando fino a qualche secolo fa, o all’altro ieri.