Abbiamo preso le birre, centocinquantasei birre perché è vero che eravamo solo in due ma avevamo una sete bestia. E poi sigarette, sigarette come se piovessero. C’ era il superbowl dei grandi, anzi crandi, politici italiani quelli che hanno cambiato il mondo perché annusano il futuro mentre noi poveretti annusiamo la verdura in frigo per scoprire se è scaduta.
Un evento epocale. Roba grossa. I più grandi politici di questo secolo, dopo Craxi, Cirino Pomicino, De Mita. Sbardella, Marattin, Calenda, Casaleggio e i sette Casaleggini, Grillo e i sette grillini, Boschi e Boschini, Fico e fichini, Di Battista e Dibattistini, Di Maio e basta, D’Alema che c’è sempre, Andreotti e i suoi fantasmi, mio cugino e tutti i nonni che sono morti e il grande presentatore.
Che serata meravigliosa: iperboli politiche che Andreotti in confronto sembrava un manuale di catechismo per catechisti non catechizzati. Roba da fare venire la pelle d’oca. A sentirli e a vederli così belli bolsi avresti pensato che fossero i padroni del mondo, che meraviglia, che bella la politica quando assomiglia così alta alla vendita in promozione degli aspirapolvere a domicilio.
Abbiamo pensato, stamattina, di avere assistito al momento politico del secolo: i due Mattei che si sfidano sono roba da accapponare la pelle a forma di Italia Viva. Ci hanno detto che stavamo assistendo alla finale della Coppa dei Campioni dei Campioni dell’ego della politica dei Campioni della Coppa.
Brrr. Inutili e incomprensibili come una mostra d’arte contemporanea.
Poi ci hanno detto che era tutta fuffa. Ci hanno detto che era la resa dei conti tra due perdenti che non si sono mai resi conto di avere perso. Ma davvero? Dici sul serio? Evviva. Anzi no, che peccato.
Abbiamo perso una sera per vedere la finale degli sconfitti che si sono impegnati a fingere di essere vincitori.
Bravi loro. Cretini noi.
Ora possiamo concentrarci sul presente? Sì, dai.
Buon mercoledì.