Anche nel mondo arabo e nei Paesi a tradizione islamica c’è chi strumentalizza il tifo calcistico per fini politici. Ma può rivelarsi un boomerang per i governi autoritari. Perché le curve degli stadi sono sempre state un luogo per sfidare le autorità. I casi di Algeria, Egitto e Turchia

È il minuto 22esimo della semifinale tra Algeria e Nigeria della Coppa delle nazioni africane di calcio quando dalla curva occupata dagli algerini parte il coro «Dio onnipotente, Aboutrika». Un coro semplice, ma nient’affatto privo di significato: prima di tutto perché è un omaggio all’ex star del calcio egiziano da parte degli acerrimi rivali calcistici dell’Egitto. Ma, soprattutto, è un chiaro atto politico contro il presidente al-Sisi. Mohamed Aboutrika, infatti, da tre anni vive in esilio in Qatar dopo che il regime egiziano ha posto il suo nome sulla lista dei terroristi accusandolo di aver finanziato la Fratellanza musulmana, movimento fuorilegge dal 2013 da quando l’ex generale al-Sisi ha preso potere in Egitto con un golpe militare.

Quel semplice coro al minuto 22esimo in ricordo del numero leggendario di maglia di Aboutrika è stato motivo d’imbarazzo per il Cairo che ha utilizzato la vetrina della competizione calcistica internazionale svoltasi questa estate in Egitto per ripulire la sua immagine pubblica all’estero. La lotta contro i rispettivi regimi autoritari ha però legato tanti algerini ed egiziani: ciò è apparso evidente quando centinaia di tifosi delle “Volpi del deserto” si sono recate a Piazza Tahrir, il fulcro delle proteste anti-Mubarak, intonando sì cori sportivi, ma anche slogan contro il loro regime militare e quello di al-Sisi.

Calcio e politica dopo tutto viaggiano insieme: un’affermazione tanto più vera nel variegato mondo arabo dove nel corso dei decenni i governi oppressivi hanno lasciato che il pallone fosse una valvola di sfogo per i loro cittadini. Una vera e propria arma di distrazione di massa dai problemi quotidiani che lacerano le loro vite. La recente Coppa delle nazioni è stata solo l’ultimo esempio: l’avanzata nel torneo della nazionale algerina – vincitrice alla fine della coppa – è stata strumentalizzata dal governo militare di Algeri che ha provato ad accattivarsi le simpatie del suo popolo organizzando per la semifinale e finale una decina di voli charter per portare in Egitto più tifosi possibili «a sostenere i colori della nostra Nazione».

Ma strumentalizzare il calcio per fini politici può rivelarsi un boomerang per i governi autoritari. Soprattutto in un Paese come l’Algeria dove…

L’articolo di Roberto Prinzi è tratto da Left in edicola  dal 18 ottobre

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