Ci sono due blocchi contrapposti. Anzi, a dire la verità ce n'è uno che esercita la sua egemonia culturale e dall'altra parte quelli che provano a rispondere ricadendo nella stessa malefica retorica: in Italia, in Europa e in un pezzo del mondo la gente ha scelto (più o meno consapevolmente) di farsi guidare dalle paure, dagli orrori percepiti (non importa se siano o meno reali) e dalle emergenze costruite. In pratica significa svegliarsi ogni mattina con la brama di difendersi, anche se non si sa bene esattamente da cosa e da chi, rimanendo sempre in difesa, spremendosi in un arroccamento sempre più duro e sempre più ristretto, convinti di non avere occhi e energie per nient'altro che non sia la preservazione di se stessi. Il risultato è semplice: un Paese contrito, infeltrito, che sogna gabbie e che si incattivisce per proteggersi. Ecco. L'opposizione si scorge anche semplicemente rovesciando le parole. Immaginate gente che decida di farsi guidare dalla speranza, al contrario della paura: gente che ogni mattina si svegli respirando a larghe falcate verso il progetto di futuro, allargandosi alle possibilità, aprendosi alle interferenze vissute come occasioni, impegnata a essere più larga possibile per non perdere nemmeno un particolare. Solo che per apparecchiare ogni mattina una speranza serve una cassetta degli attrezzi già pronta ai bordi del letto: contiene fiducia, prospettive più lunghe della probabile paga al massimo fino a fine mese, la sensazione di potersi fidare di una giustizia sociale, la certezza di potersi appoggiare a un solido sistema sociale. La cassetta degli attrezzi per architettare la speranza è la risposta politica a questo tempo lugubre. Non serve urlare quanto siano brutti e cattivi quegli altri: tocca esercitare alternativa. Ieri a Bologna è accaduto esattamente questo: c'era il palazzetto leghista che ha soffiato sulla paura (mentre Zaia lasciava annegare Venezia per tenere sorridente un cartello in mano sul palco bolognese, a fare la majorette per il suo padrone) e c'era la piazza strapiena di gente che fieramente vuole essere alternativa. Solo che a quella gente, quella che manifestava per contarsi e per contare alla faccia di Salvini, bisogna offrire la cassetta degli attrezzi. In fretta. In modo credibile. Questo manca. Buon venerdì.

Ci sono due blocchi contrapposti. Anzi, a dire la verità ce n’è uno che esercita la sua egemonia culturale e dall’altra parte quelli che provano a rispondere ricadendo nella stessa malefica retorica: in Italia, in Europa e in un pezzo del mondo la gente ha scelto (più o meno consapevolmente) di farsi guidare dalle paure, dagli orrori percepiti (non importa se siano o meno reali) e dalle emergenze costruite. In pratica significa svegliarsi ogni mattina con la brama di difendersi, anche se non si sa bene esattamente da cosa e da chi, rimanendo sempre in difesa, spremendosi in un arroccamento sempre più duro e sempre più ristretto, convinti di non avere occhi e energie per nient’altro che non sia la preservazione di se stessi. Il risultato è semplice: un Paese contrito, infeltrito, che sogna gabbie e che si incattivisce per proteggersi. Ecco.

L’opposizione si scorge anche semplicemente rovesciando le parole. Immaginate gente che decida di farsi guidare dalla speranza, al contrario della paura: gente che ogni mattina si svegli respirando a larghe falcate verso il progetto di futuro, allargandosi alle possibilità, aprendosi alle interferenze vissute come occasioni, impegnata a essere più larga possibile per non perdere nemmeno un particolare.

Solo che per apparecchiare ogni mattina una speranza serve una cassetta degli attrezzi già pronta ai bordi del letto: contiene fiducia, prospettive più lunghe della probabile paga al massimo fino a fine mese, la sensazione di potersi fidare di una giustizia sociale, la certezza di potersi appoggiare a un solido sistema sociale. La cassetta degli attrezzi per architettare la speranza è la risposta politica a questo tempo lugubre. Non serve urlare quanto siano brutti e cattivi quegli altri: tocca esercitare alternativa.

Ieri a Bologna è accaduto esattamente questo: c’era il palazzetto leghista che ha soffiato sulla paura (mentre Zaia lasciava annegare Venezia per tenere sorridente un cartello in mano sul palco bolognese, a fare la majorette per il suo padrone) e c’era la piazza strapiena di gente che fieramente vuole essere alternativa. Solo che a quella gente, quella che manifestava per contarsi e per contare alla faccia di Salvini, bisogna offrire la cassetta degli attrezzi. In fretta. In modo credibile.

Questo manca.

Buon venerdì.