All’ospedale Bufalini di Cesena un pianista con un tumore cerebrale è stato operato da sveglio, mentre continuava a suonare il pianoforte. La tecnica della “chirurgia da sveglio” ha un duplice scopo: asportare il male e d’altro canto riuscire a preservare le capacità (in questo caso musicali) del paziente.
I medici del Bufalini hanno perfezionato questa tecnica al dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Montpellier diretta dal professor Hughes Duffau (luminare in questo campo di studi) e si propone di non danneggiare le aree cerebrali che regolano il linguaggio, il movimento e le altre funzioni cognitive superiori. Tutto ciò al fine di salvaguardare la qualità della vita del paziente.
Le dita di quest’uomo che suonano mentre altre dita cercano di ripulirgli il cervello dalla malattia mi rimandano a una resistenza molto meno spettacolare, notiziabile che accade in fondo a ognuno di noi: «mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri», scriveva Alda Merini per raccontare come la quotidianità, di tutti, in fondo sia un complicato esercizio di pulizia. Pulizia morale, etica e sociale che viene comodo svendere per appianare le tante complicazioni quotidiane e che ci tocca faticare per lasciare intatta.
È una resistenza che costa impegno, dedizione e pratica continua: mi piace pensare che questi medici abbiano scoperto che come la musica anche l’empatia, l’intelligenza, la visione critica, l’etica e l’onestà siano materie che hanno semplicemente bisogno di essere suonate continuamente, anche sotto i colpi del quotidiano.
Essere capaci di continuare a suonare. Ecco un buon impegno da prendersi. Un augurio, forse.
Buon lunedì.