«Lasciami stare, non mi devi più toccare». Per sottrarsi agli abusi e alle molestie del prete subiti in canonica ha registrato tutto con il telefonino raccogliendo elementi rilevanti che hanno portato all’arresto dell’uomo. La protagonista di questa storia ha solo 11 anni e ha fatto tutto da sola. L’uomo si chiama don Michele Mottola, ha 60 anni ed è stato parroco a Trentola Ducenta fino al maggio di quest’anno, quando cioè è stato sospeso dalla diocesi di Aversa (Caserta) e sottoposto a un processo canonico tuttora in corso.
«È solo un gioco, non facciamo niente di male» si sente dire al sacerdote nelle registrazioni consegnate sei mesi fa dai genitori della bimba ai poliziotti del Commissariato di Aversa che ha avviato le indagini e informato la diocesi locale e la Procura di Napoli Nord. Pochi giorni fa si è tenuto l’incidente probatorio che ha messo la bimba e il prete uno di fronte all’altro e lei ha confermato che le violenze andavano avanti da tempo. Mentre don Mottola ha replicato dicendo che la minore stava farneticando. Questa linea difensiva che sembra ricalcare la visione dei bambini freudiana (seduttori, bugiardi e perversi per natura) non gli è bastata per evitare l’arresto – del resto sono anni che quella pseudo teoria è stata definitivamente confutata dalla scienza psichiatrica – e ora l’ex parroco è in carcere a Secondigliano, guardato a vista.
A molti dei nostri lettori probabilmente questa storia non risulterà ignota avendo ottenuto un ampio risalto anche sui media generalisti. E questa attenzione mediatica è davvero inusuale specie quando il presunto violentatore è un prete. Quanti sanno ad esempio che all’inizio di giugno don Vincenzo Calà Impirotta è tornato libero dopo che la Cassazione ha annullato per sopraggiunta prescrizione (soli 9 giorni…) la sentenza di condanna in appello a tre anni di reclusione che confermava quella di primo grado? E quanti sono a conoscenza del fatto che il processo canonico nei suoi confronti si è concluso a ottobre con…