Il festival del Cinema dei diritti umani che si svolge a Napoli fino al 30 novembre è stato scelto come “palcoscenico” da Amnesty international e altre associazioni umanitarie (tra cui Emergency, Un ponte per, Mediterranea e Hic sunt leones) per lanciare un pubblico appello affinché Silvia Romano torni libera.
Le Ong si sono inoltre attivate per raccogliere, attraverso i loro siti, i messaggi di solidarietà a Silvia e alla sua famiglia (info su amnesty.it). «Chiediamo al governo italiano una dichiarazione ufficiale sullo stato delle indagini in corso e un impegno a 360 gradi affinché Silvia possa fare presto ritorno a casa», si legge nell’appello.
Ne abbiamo parlato con il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury. «È necessario tenere accesi i riflettori su questa vicenda, ormai Silvia è da più di un anno nelle mani di rapitori e salvo rare eccezioni la sua storia è uscita dal cono d’ombra mediatico solo in occasione del triste anniversario della sua scomparsa avvenuta il 20 novembre 2018» osserva Noury. «Anche noi di Amnesty – prosegue – per quasi dodici mesi abbiamo doverosamente seguito una linea di bassissimo profilo. Dopo di che abbiamo messo in pratica questa iniziativa solo in seguito all’autorizzazione della famiglia. Si tratta peraltro di un appello che al momento non prevede nemmeno una raccolta di firme ma solo di messaggi di solidarietà che poi invieremo alla mamma di Silvia: in sole 24 ore ne sono stati scritti oltre tremila. È un bellissimo segnale di vicinanza e interesse».
Nonostante sia passato tanto tempo, la ricostruzione del rapimento presenta ancora molti lati oscuri. Le indagini hanno portato all’arresto di tre cittadini kenioti: Adan Omar, Abdulla Gababa Wario e Moses Luwali Chembe, accusati di sequestro di persona e terrorismo. Il che lascia presagire foschi scenari e di certo il silenzio delle istituzioni italiane non aiuta a diradare la nebbia. «In tutto questo periodo il nostro governo…