Intorno alla nuova traduzione del Signore degli Anelli si è scatenata la bagarre. I fan della precedente mal sopportano gli aggiornamenti linguistici a cura di Ottavio Fatica per Bompiani. Ma poche sono le critiche costruttive verso un’opera che restituisce l’originale stile tolkieniano

Su internet, o meglio, sui social network si sta consumando una tragedia. Un nutrito numero di persone si sta accapigliando e sta gridando allo scandalo. La motivazione è che qualcuno sta depredando questa gente dell’infanzia. L’identità del principale imputato del suddetto crimine è nota, è Ottavio Fatica, che assieme a un numero imprecisato di complici – riuniti sotto un unico nome, quello dell’Associazione italiana studi tolkieniani (Aist) – si è macchiato di un imperdonabile misfatto, ovvero di aver osato ritradurre un caposaldo della letteratura dei nostri tempi, Il Signore degli Anelli dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien.

Ora, un incipit del genere può sembrare troppo drammatico, persino esagerato, ma presa con la dovuta ironia è proprio quello che sta accadendo in rete da giorni, settimane, mesi. Va detto che si tratta di una situazione che si protrae da quasi oramai un paio di anni, quando è stato annunciato che Bompiani aveva deciso di lanciarsi in questa coraggiosa impresa, non priva di ostacoli e pericoli, proprio come il cammino di Frodo Baggins verso la Montagna Fiammea. Sì, già quest’ultimo termine vi suonerà strano, se siete lettori della vecchia traduzione di Vittoria Alliata di Villafranca che ha fatto innamorare migliaia di lettori nei molti decenni passati sugli scaffali delle librerie. E il fulcro della questione, attorno al quale ruota tutto il resto, è questo. Ci si è messo troppo ad approdare a una nuova traduzione, rendendo l’Italia un caso pressoché unico al mondo.

Complici le pellicole cinematografiche di Peter Jackson, con cui sono cresciute le recenti generazioni di tolkieniani e dove venivano recitati frasi, nomi, toponimi della versione di Alliata, molti ora stentano ad accettare l’enorme e meritorio lavoro compiuto da Fatica, arrivando persino a scagliarsi a male parole contro il traduttore. Certo, oramai è una peculiarità dei social quella di lasciare che tutti abbiano il permesso o addirittura il diritto-dovere di dire tutto, che “tutti sappiano tutto di tutto”, che tutti si possano pronunciare nelle maniere più sordide nei confronti degli altri con la convinzione di rimanere impuniti; e questo vale per qualsiasi argomento, anche se stavolta a essere colpita è la letteratura. Poche, davvero poche, sono state…

L’articolo del Kollektiv Ulyanov prosegue su Left in edicola dal 29 novembre 2019

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