Crisi della rappresentanza, populismo e derive reazionarie minacciano la democrazia. Per resistere e rilanciare guardando al futuro non basta un’analisi approfondita dell’avversario: servono idee nuove. Parola di Gianni Cuperlo, presidente della Fondazione Dem

In viaggio. La sinistra verso nuove terre è il titolo del suo ultimo saggio pubblicato per Donzelli. Quel volumetto uscito l’anno scorso conteneva già alcune tracce del lavoro che Gianni Cuperlo sta portando avanti come politico e intellettuale all’interno di un Partito democratico in cerca di una «rifondazione», aprendo un dialogo con le piazze e i movimenti. Un lavoro che è sfociato nella convention dello scorso novembre a Bologna. Una tre giorni dal titolo “Tutta un’altra storia. Gli anni Venti del 2000”, che Cuperlo ha aperto con una considerazione alta e suggestiva: «Di rivoluzioni ce ne sono state tante nella storia ma pochissime sono state le rivoluzioni delle idee».

È tempo per la sinistra di aprirsi a un pensiero nuovo che metta al centro le persone, la socialità, il benessere non solo materiale?
Diverse sono state le rivoluzioni che hanno cambiato il modo di lavorare o di vivere, l’elettricità, la macchina a vapore, la catena di montaggio. Invece pochissime sono state le rivoluzioni che hanno avuto la potenza per cambiare il modo di pensare. L’Illuminismo o il Romanticismo per dire. La rivoluzione digitale e l’algoritmo appartengono a questa seconda categoria ed è per questo che a noi spetta un compito enorme.

Vale a dire?
Fondare una sinistra disancorata dalle…

L’intervista di Simona Maggiorelli a Gianni Cuperlo prosegue su Left in edicola dal 6 dicembre 

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