Nate all’interno del movimento Migranti e rifugiati di Napoli, gli attivisti di origine straniera rappresentano profughi e sans papier. Ossia i bersagli principali delle politiche salviniane, e non solo. Alla “rivoluzione ittica” chiedono un programma concreto contro il razzismo

Ad un mese e mezzo da quando a Bologna tutto iniziò, il movimento delle sardine si è arricchito di voci, slogan, corpi. Di settimana in settimana, ad ogni bagno di folla che invadeva le piazze italiane, maturava la consapevolezza di quanto fosse ricca e composita la galassia di esseri umani che dicono «no» a Salvini e ciò che rappresenta. Un rifiuto espresso prima di tutto attraverso la propria presenza fisica, la propria partecipazione ad un rito laico collettivo e pacifico, in cui lo stringersi insieme di persone diverse per Paese d’origine, sesso, classe sociale, prelude ed evoca una democrazia inclusiva oggi minacciata dai politici della paura.

In questo Mare magnum, poi, c’è anche chi cerca di fare un passo in avanti, e dotare il movimento di alcuni punti programmatici. Per andare oltre alla pur indispensabile – ma giocoforza indefinita – negazione delle politiche dell’odio. Stiamo parlando delle “Sardine nere”. Nate all’interno del movimento Migranti e rifugiati di Napoli, sono stanche di «parole e proclami»: vogliono un piano di azioni concrete contro il razzismo, che li riguarda in prima persona. In quanto profughi, sans papier, titolari del permesso di soggiorno per motivi umanitari che Salvini ha voluto abolire. Una serie di soggetti da anni nel mirino della politica di destra e purtroppo anche di centrosinistra, che hanno deciso di prendere parola. Chiedono l’abolizione dei decreti Minniti, Salvini I e II; la rescissione degli accordi con la Libia, una sanatoria che non colleghi il titolo di soggiorno al possesso di un lavoro, lo ius soli per tutti gli immigrati nati qui. L’hanno ribadito anche dal palco di San Giovanni, a Roma il 14 dicembre. Prima di farli salire, gli organizzatori hanno opposto qualche resistenza. D’altronde, il loro intervento non era in scaletta. Poi sono stati concessi loro alcuni minuti.

«Crediamo che non si debba aver paura di parlare di certi temi. Intolleranza e razzismo crescono proprio perché molte persone ne sono a digiuno, non li hanno mai affrontati in profondità – dice a Left Abdel El Mir, 29enne di origini marocchine, portavoce delle Sardine nere -. Oggi assistiamo ad una propaganda continua sul tema immigrazione, senza peraltro che i soggetti direttamente coinvolti trovino…

 

L’inchiesta di Leonardo Filippi prosegue su Left in edicola dal 27 dicembre

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