C’è questa frase di Thomas Mann: «Il tempo non ha divisioni per segnare il suo passaggio, non c’è mai una tempesta di tuoni o squilli di trombe per annunciare l’inizio di un nuovo mese o anno. Anche quando inizia un nuovo secolo siamo solo noi mortali che suoniamo le campane e spariamo a salve».
Inizia il nuovo anno ed è costante la sensazione di scrollarsi quello vecchio. Tutti pronti a cominciare o a ricominciare come augurio del poter riuscire a fare ciò che non si è fatto. Ci basta poco, del resto, per tenere allenata la speranza: la chiusura di un capitolo trasmette la sensazione di libertà della pagina bianca come se tutto il pregresso ci impedisse la libertà.
Tutti ad aspettare il momento giusto. E quando il momento arriva e abbiamo la sensazione che non sia quello giusto (o semplicemente ci rendiamo conto di non potere raggiungere gli obiettivi) ecco allora che non vediamo l’ora che finisca il momento sbagliato in attesa del prossimo momento.
Il Capodanno in fondo sembra un condono del nostro passato, una cancellatura netta, come se tutto fosse un fardello. E invece mi viene da pensare che sarebbe bello e utile decidere di iniziare sempre, ovunque ci troviamo, e con qualsiasi strumento. Riuscire ad avere visioni lunghe e augurarsi il primo dell’anno di continuare.
E mi viene in mente Nicoletta Dosio che a 73 anni si ritrova in carcere per continuare la sua scelta. In carcere ha passato il Capodanno. Nicoletta è colpevole (secondo la sentenza) perché in una manifestazione No Tav “resse lo striscione ‘Oggi paga Monti‘” e “impedì fisicamente il transito degli automobilisti occupando, insieme ad altri la corsia del telepass”. “A nulla vale pertanto – si legge sempre nella sentenza – ribadire che l’imputata non ebbe alcun colloquio con gli automobilisti o che non ebbe a proferire espresse minacce”. Dal carcere ha scritto di essere contenta della propria scelta.
Ecco, continuare, senza bisogno di cominciare ogni volta.
Buon giovedì.