Le Sardine ferraresi non hanno raccolto l’ennesima provocazione di Vittorio Sgarbi che qualche ore fa a Ferrara, in piazza Trento e Trieste, ha concluso la propria campagna elettorale emiliana passando quasi inosservato con poche decine di accoliti ad applaudirlo nella sua città. L’opinionista e critico d’arte è infatti candidato nella competizione regionale che si terrà domenica 26 gennaio nella lista di Forza Italia, a sostegno della aspirante governatrice leghista Lucia Borgonzoni.
Di recente, durante una puntata del talk show Piazzapulita, il critico ha rimproverato le Sardine biasimandole di non avere riferimenti ideologici. In sostanza, di non avere un’identità con cui interpretare la società attuale. E con supponenza ha sbandierato di fronte ad uno dei rappresentanti emiliani del movimento “ittico” presenti in studio, Lorenzo Donnoli, i suoi capisaldi: Croce, Einaudi, Gramsci e Gobetti.
Di sicuro Sgarbi dimostra di aver trattenuto ben poco del loro attivismo e di avere un’identità politica assai confusa, contraddittoria, altrimenti non si spiegherebbe la difesa accorata, ribadita dal palco ferrarese, di un Salvini che si permette di suonare un campanello altrui muovendo accuse infondate, né il silenzio di fronte alle dichiarazioni del vicesindaco di Ferrara, il leghista Nicola Lodi, che è arrivato a minacciare volgarmente i suoi avversari, e cito: «Vi faremo un culo così. Questo è un linguaggio istituzionale, segnatevelo, vi faremo un mazzo così». Senza inutili scuse Croce, Einaudi, Gramsci e Gobetti conoscevano profondamente i doveri delle istituzioni e di chi le rappresentava, e mai si sarebbero posti al di sopra delle regole, fingendo peraltro di farsi giustizia da soli o vantando una morale di facciata.
«Chi non ha competenza non può governare, chi non ha conoscenza non può fare il ministro», è stato uno degli slogan più gettonati da Sgarbi durante l’evento a sostegno della destra, così scomodando persino il pensiero crociano; ma forse Sgarbi non stava ascoltando la Borgonzoni, sua candidata e già senatrice della Repubblica, quando dichiarava candidamente di non è essere solita leggere.
Le elezioni regionali sono da sempre quelle con meno affluenza alle urne e Matteo Salvini si è giocato tutto nel tentativo di incitare emotivamente i cittadini meno informati, trattandoli alla stregua di una tifoseria. «Liberiamo l’Emilia-Romagna!» è uno slogan assurdo e fuori tempo massimo. Sgarbi, dal canto suo, insiste nel prendersela con le Sardine per sottrarre preferenze alla Lega che lo ha tollerato in coalizione. D’altronde, i like sulla sua pagina ufficiale sono direttamente proporzionali alle aggressioni verbali contro Mattia Santori e affiliati.
Non solo, Sgarbi è sceso in piazza mescolando tutte le sue “giacchette”: nel videoclip che annunciava l’evento odierno appariva il suo nuovo libro su Leonardo da Vinci, la locandina ammiccava al suo incarico da presidente della Fondazione Ferrara Arte grazie al quale porterà in loco una mostra dedicata a Banksy, e finalmente sul palco è riemerso il suo legame con Forza Italia. Non poteva mancare infine un passaggio accorato per la povera vittima che fu Craxi.
Ancora una volta durante le parabole di Sgarbi è prevalso il turpiloquio, la confusione ha avuto la meglio sulla chiarezza, come il sovrapporsi delle cariche che già ricopre; se dovesse piazzarsi in Emilia-Romagna in qualità di consigliere o persino di assessore regionale, chissà se rinuncerebbe alla poltrona da deputato, alla fascia da sindaco di Sutri e a quella da prosindaco di Urbino con delega alla cultura. O se piuttosto valuterebbe di continuarne l’accumulo, quasi fosse uno Stachanov delle pubbliche amministrazioni.
* Matteo Bianchi è un esponente del movimento delle Sardine di Ferrara