C’è una coda interessante alle ultime elezioni regionali che si sono volte in Emilia Romagna: dalle parti della Lega continuano a dirci che hanno vinto eppure fioccano le analisi della sconfitta. Poco male, a sinistra sono secoli che si ripete la stessa scena.
Però l’aspetto più curioso e mortificante è che non si sta discutendo che le proposte politiche non fossero giuste o che non siano state capite ma si discute dei gesti del candidato (nel caso della Lega dei gesti di Salvini visto che la Borgonzoni era un ologramma a uso e consumo del leader leghista) e dell’impatto che quei gesti hanno avuto nei sondaggi.
Mi spiego: ieri in molti tra gli amici dell’ex ministro dell’inferno hanno contestato la scena del citofono (ve la ricordate, vero? Facciamo che non la ripetiamo per non insozzare il buongiorno, dai, su) perché non avrebbe funzionato. Capito bene? Il problema non è che sia stata una mossa sbagliata perché contro i principi di democrazia e di rispetto, no, è stata sbagliata perché ha fatto perdere voti.
Allo stesso modo a sinistra si è discusso di Bonaccini, della sua barba e dei suoi occhiali.
Sono convinto che se gli elettori potessero ascoltare le riunioni strategiche o le chiacchiere al cesso delle grandi menti delle campagne elettorali il prossimo presidente del consiglio sarebbe un cactus eletto in un partito per la liberazione degli olii minerali.
Questi continuano a usare la politica come marketing e infatti riescono a partorire leggi che sono utili come una sorpresa dentro l’uovo. Non c’è nulla di serio, di morale, di studiato, niente di niente. Per questo poi accade che una giovane ex eurodeputata che semplicemente studia e prende appunti e ama fare politica come Elly Schlein improvvisamente svetti in mezzo al deserto generale.
Fanno politica semplicemente perché i campi di calcetto erano tutti occupati. Ma con lo stesso spirito.
Evviva, dai. Buon giovedì.