Solo qualche anno fa un candidato alla presidenza che si proclamava apertamente socialista come ha fatto Bernie Sanders non avrebbe avuto scampo. Con i millennials e la Generazione Z ad avere le schede elettorali in mano, e l’appoggio - ricambiato - di deputate dem come Alexandria Ocasio-Cortez, Ilhan Omar e Rashida Tlaib, non sembra essere più così

Una campagna a tappeto portata avanti da migliaia di volontari, 96 milioni di dollari in piccole donazioni raccolti finora, uno slogan che più eloquente non si può, Not me, Us (Non io, noi/gli Stati Uniti): così Bernie Sanders si è presentato alla prima sfida diretta delle primarie Democratiche in vista delle elezioni presidenziali del 2020. I caucuses dell’Iowa sono fondamentali non tanto per il numero di delegati che assegnano, il cui compito è rappresentare il candidato alla convention di partito dove si sceglie il vincitore, quanto per il loro significato simbolico di essere il primo momento in cui sono gli elettori stessi a far sentire la loro voce, non i sondaggi. Al momento di andare in stampa il Partito democratico non ha ancora comunicato i risultati ufficiali, che solitamente sono disponibili dopo poche ore, a causa di problemi nella ricezione dei dati provenienti dai vari caucuses e incongruenze non meglio specificate. I risultati non ufficiali, raccolti dai volontari presenti nei caucuses, darebbero comunque Bernie Sanders in testa.

Il senatore del Vermont non è al suo primo “Iowa”: già nel 2016 aveva provato a battere Hillary Clinton, perdendo per un pugno di voti. Quattro anni dopo è tornato, più socialista che mai, con l’ambizioso obiettivo di convincere gli americani che è lui l’alternativa all’attuale presidente Donald Trump, in corsa per il secondo mandato nonostante un processo per impeachment. Come fa notare lui stesso in uno spot elettorale accompagnato dalle note di Seven nation army (il motivetto che accompagnò gli Azzurri nei mondiali di calcio del 2006), la campagna di Sanders fa paura a Trump, che suo malgrado è costretto a parlarne, sia solo per attaccarlo. Solo qualche anno fa un candidato che si proclamava apertamente socialista non avrebbe avuto scampo negli Stati Uniti, dove l’intervento del governo federale è visto come il male assoluto. Con i millennials e la Generazione Z ad avere le schede elettorali in mano non sembra essere più così.

La tendenza verso il cambiamento è…

L’articolo di Alessia Gasparini prosegue su Left in edicola dal 7 febbraio

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