«Mi sento così grato in questo momento. Non mi sento superiore rispetto agli altri candidati o a chiunque altro in questa sala, perché condividiamo lo stesso amore: quello per il cinema. E questa forma di espressione mi ha regalato una vita straordinaria. Non so dove sarei senza.
Ma penso che il regalo più grande che mi sia stato donato, come a molti altri in questa sala, sia l’opportunità di dar voce a chi non ce l’ha. Ho pensato molto ai problemi più angoscianti che ci troviamo ad affrontare come collettività.
Credo che a volte siamo convinti di sostenere cause diverse. Ma penso che abbiano qualcosa in comune. Penso che quando parliamo di disuguaglianza di genere, di razzismo, diritti lgbtq, diritti dei popoli indigeni o diritti animali, stiamo semplicemente parlando di lotta contro l’ingiustizia.
Stiamo parlando della lotta contro la convinzione che una nazione, un popolo, una razza, un genere o una specie abbia il diritto di dominare, usare, sfruttare e controllarne un’altra con impunità.
Penso che ci siamo disconnessi dal mondo naturale. Molti di noi sono figli di una visione egocentrica del mondo, per questo crediamo di essere il centro dell’universo. Andiamo nella natura e deprediamo le sue risorse. Ci sentiamo autorizzati a inseminare artificialmente una mucca e a rubare il suo piccolo non appena lo dà alla luce, nonostante i suoi inequivocabili pianti di disperazione. Poi prendiamo il suo latte che sarebbe destinato al cucciolo e lo mettiamo nel caffè o nei cereali.
Credo che abbiamo paura dell’idea del cambiamento personale perché pensiamo di dover sacrificare qualcosa, o rinunciare a qualcosa. Ma gli esseri umani al loro meglio sono creativi e ingegnosi. Quando usiamo l’amore e la compassione come princìpi guida, possiamo creare, sviluppare e implementare sistemi di cambiamento che fanno bene a tutti gli esseri senzienti e all’ambiente.»
(È il discorso di Joaquin Phoenix, quando ha ritirato il suo Oscar. In questo tempo in cui tocca agli attori svegliare le coscienze, più della politica).
Buon martedì.