La lotta di liberazione delle donne porta con sé, anche inconsapevolmente, una nuova visione del mondo. E la realtà di chi si sottrae al “dovere riproduttivo” può essere vista nella sua umanità, nel dare alla vita umana, propria e altrui, il suo senso vero

«Mettere al mondo un figlio ha un senso solo se questo figlio è voluto, coscientemente e liberamente da due genitori. Se no è un atto animalesco e criminoso. Un essere umano diventa tale non per un casuale verificarsi di certe condizioni biologiche, ma per un atto di volontà e d’amore da parte degli altri. Se no, l’umanità diventa – come in larga parte già è – una stalla di conigli. Ma non si tratta più della stalla “agreste”, ma d’un allevamento “in batteria”, nelle condizioni artificiali in cui vive a luce artificiale e con mangime chimico…».

Questa citazione, lunga ma necessaria, è tratta da una lettera di Italo Calvino a Claudio Magris che circola in questi giorni nei social (e speriamo diventi virale), pubblicata dal Corriere della Sera nel febbraio del 1975. Calvino rispondeva a Magris che, come Pasolini, aveva pubblicamente, sempre dalle colonne del Corriere, preso posizione contro l’aborto. Pochissimi anni dopo, nel 1978, la legge 194 fu salvata grazie a un referendum, ma dopo più di quarant’anni è ancora sotto attacco. Come tutti i diritti delle donne, si può ben dire. Ma non è tutto qui, perché la lotta di liberazione delle donne porta con sé, anche inconsapevolmente, una nuova visione del mondo. Allora si raccontò di una conquista che finalmente riconosceva la gravidanza come una condizione che riguardava la madre più che il nascituro: ma era davvero così? O non bisogna finalmente scoprire che il destino della donna è indissolubilmente legato a quello del bambino, così che la salvezza e la realizzazione dell’una è la salvezza e la vita dell’altro?Sotto questa luce, la realtà della donna che si sottrae al “dovere riproduttivo” può essere vista nella sua umanità, nel dare alla vita umana, propria e altrui, il suo senso vero.

Il nostro mondo sovrappopolato (7,7 miliardi dicono gli ultimi dati), in continua emergenza umanitaria e ambientale, somiglia fin troppo alla stalla di conigli di Calvino, eppure qui da noi non si fa che gridare alla denatalità, a destra come a sinistra. E bisogna affermare con chiarezza che chiunque ponga la questione della denatalità, in Italia come nel resto del mondo occidentale, non può sfuggire a…

L’articolo prosegue su Left in edicola dal 6 marzo 

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