Nestor Julio Gomez Rosano, uruguaiano esiliato politico in Francia nel 1977, lasciato il suo Paese non incontrò più sua sorella Celica, fatta sparire l'anno successivo dagli uomini del Plan Condor, l'operazione di coordinamento tra apparati di diversi Paesi dell'America Latina per eliminare gli attivisti di sinistra e chiunque si battesse per i diritti umani Nell'anniversario del golpe che 47 anni fa diede inizio alla dittatura in Uruguay, vi proponiamo questa testimonianza inedita che compone l’Archivio desaparecido, un progetto di memoria attiva del Centro di giornalismo permanente. Attraverso video interviste come questa, gli autori, Elena Basso, Marco Mastrandrea e Alfredo Sprovieri, intendono ricostruire con una lunga inchiesta giornalistica le biografie dei cittadini italiani scomparsi durante gli anni delle dittature sudamericane degli anni 70 e di chi è arrivato nel nostro Paese da esule politico

Il 27 giugno del 1973 inizia la notte più lunga della storia dell’Uruguay. Il presidente Juan Maria Bordaberry con un discorso alla radio annuncia un colpo di Stato insieme ai militari, scioglie il Parlamento e sospende le garanzie costituzionali. Da quel giorno l’escalation di violenza innesca anni difficili per gli oppositori: già imprigionati e neutralizzati i Tupamaros di Pepe Mujica, la repressione diventa feroce contro i comuni cittadini. Principalmente lavoratori, studenti, attivisti e sostenitori dei settori del Frente amplio della sinistra.

Visto il clima di pericolo, in molti cercano di lasciare l’Uruguay per approdare in Paesi vicini dove vige ancora una parvenza di democrazia, magari in attesa di un visto per l’Europa, ma con il patto di repressione passato alla storia con il nome di Plan Condor viene messa in atto una caccia senza confine che porta decine di migliaia di persone a sparire in un imbuto fatto di torture, violenze e barbare uccisioni.

Nestor Julio Gomez Rosano, uruguaiano con nazionalità francese grazie all’esilio politico del 1977, lasciato il suo Paese non incontrò mai più sua sorella Celica, rapita e fatta sparire in una Ford Falcon a Buenos Aires al crepuscolo del 3 gennaio del 1978. Uomini armati la raggiunsero alle spalle chiedendole se si ricordasse di loro in Uruguay: fu uno dei perversi effetti di quella notte del 27 giugno di cinque anni prima che destino la giovane al tremendo centro di detenzione famoso come pozzo di Banfield, dove venne torturata, uccisa e fatta sparire.

Per questo crimine il 9 luglio del 2019 la Corte d’appello di Roma ha comminato il massimo della pena ai vertici politici e militari uruguaiani di quel tempo, fra i quali Jorge Troccoli, ex militare che da oltre una decina di anni vive in Italia.

Questa storia è stata raccolta nel Progetto Archivio Desaparecido, attivo con una raccolta fondi su Produzioni dal Basso e condotto da Elena Basso, Alfredo Sprovieri e Marco Mastrandrea per il Centro di giornalismo permanente.

* Testo di Alfredo Sprovieri, video di Marco Mastrandrea