Sui suoi profili social si definisce “naziskin, negazionista, omofobo, xenofobo, antidemocratico, anticostituzionale, anticomunista e antisemita”. Proprio così, letterale. Anzi, si definiva, perché Christian D’Adamo, candidato al consiglio comunale di Fondi, in provincia di Latina, come fanno poi tutti i fascisti appena è stato beccato da alcuni giornalisti si è preso subito la briga di scappare e nascondersi rendendo privati i suoi profili social. È la solita legge non scritta: non tutti i vigliacchi sono fascisti ma tutti i fascisti sono vigliacchi.
Il 32enne è in lizza per le prossime amministrative nella lista civica “Giulio Mastrobattista sindaco” che è una delle tre liste in supporto al candidato sindaco Mastrobattista, uomo di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni che si indigna se si parla di fascismo di ritorno e che accusa noi di vedere fascisti dappertutto mentre lei semplicemente si occupa di detergerli per renderli un po’ più presentabili. Con D’Adamo la missione non è riuscita perché il candidato ha infarcito il suo diario Facebook con foto di magliette raffiguranti Benito Mussolini, con citazioni come “AvantiLazio, Dvce Dvce Dvce”e perfino il suo account su Twitch riporta una svastica come sfondo. Tutto alla luce del sole.
Geniale il candidato sindaco che a Repubblica risponde così: «Non conoscevo questa persona e abbiamo già lanciato l’hashtag #nessunovotid’adamo. Per quanto riguarda la candidatura dovrebbe rinunciare lui, ma stiamo verificando se lo stesso responsabile della lista sia legittimato ad estrometterlo. Intanto io e tutti i candidati stiamo appunto lanciando l’hashtag». La sua azione politica è stata quella di creare un hashtag, nessuna responsabilità ovviamente sull’avere candidato un personaggio del genere. Attenzione perché quelli che riescono a candidare gli impresentabili poi sono gli stessi che si augurano un taglio dei parlamentari: sono quelli che giudicano le lunghezze perché non hanno i parametri per giudicare la qualità.
Continuiamo così, impuniti alla luce del sole. Che poi, ovviamente, se la danno a gambe.
Buon giovedì.