Speciale Regionali 2020 CAMPANIA - La rinascita dei territori passa attraverso l'impegno civile di reti di attivisti. Energie preziose da cui partire per reagire alla trama costituita da politici e poteri economici che negli ultimi venti anni ha costretto due milioni di giovani a lasciare il Sud

Un uomo stringe premurosamente un fanciullo, caricato del peso di una enorme valigia. Lo sguardo del giovane, pieno di angoscia, punta verso un treno che ormai dev’essere vicino. Non è la scena di un film, ma il monumento all’emigrante eretto a Serino, paese di ottomila anime in provincia di Avellino. Negli ultimi anni altri ne sono stati innalzati da sindaci di diversi Comuni per omaggiare i “paesani” che, durante il XX secolo, lasciarono le proprie case per andare a cercare fortuna in città straniere, dai nomi duri come la vita che trovavano.
Nessuno di questi sindaci al momento dell’inaugurazione avrebbe pensato che, più che una finestra sul passato, questi monumenti sarebbero stati la fotografia del presente delle loro comunità.
La valigia del fanciullo di Serino è infatti la stessa che i bambini del Sannio, dell’Irpinia, del Cilento, dell’Alto Casertano o del Vallo di Diano, hanno già in mano quando oggi viene loro reciso il cordone ombelicale.

I dati di Svimez e Istat sono impietosi: negli ultimi vent’anni due milioni di figli del Sud hanno lasciato la propria terra; la metà aveva meno di 34 anni. Dalla Campania negli ultimi 10 anni ad andar via sono stati 100mila giovani under 34. Interi Comuni stanno scomparendo. A Castelnuovo di Conza, nel salernitano, negli anni è emigrato il 462,7 per cento della popolazione attuale: 598 residenti contro 2.767 emigrati. Un abominio.
Io stesso sono emigrato. Finita l’università, sono andato a lavorare a Londra nel tentativo di trovare una strada, ma poi il richiamo delle radici si è fatto troppo forte, la voglia di contribuire al riscatto della mia terra altrettanto. E così sono rientrato. Ma perché siamo così tanti a partire? Di ragioni ce ne sono troppe. Ogni emigrante ha la sua, la goccia che fa traboccare il vaso, la motivazione personale. Può essere la difficoltà di trovare lavoro in una Campania in cui la disoccupazione giovanile tocca tassi (53 per cento) da far impallidire la Grecia; o il rifiuto di dover subire il ricatto del lavoro nero/grigio e dell’economia sommersa, una piaga che vale il…

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L’autore: Giuliano Granato è candidato alla presidenza della Regione Campania per la lista Potere al popolo. Laureato in Scienze politiche all’università Orientale di Napoli, è collaboratore di Left e ha lavorato a Londra per poi rientrare nel capoluogo partenopeo. Sindacalista con l’Usb, ha denunciato di essere stato licenziato lo scorso anno dalla azienda dove lavorava a causa della propria attività sindacale

L’articolo prosegue su Left del 28 agosto – 3 settembre 2020

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